Togliere, sostituire, eliminare: queste sono, in genere, le parole d’ordine di chi decide di adottare una dieta vegana.
Eppure, quando scegli di seguirla, capire cosa introdurre è persino più importante che sapere cosa eliminare.
Facile per i principianti cadere in trappole nascoste che, alla lunga, possono presentare un conto salato.
È quasi impossibile trovare informazioni chiare, obiettive e complete sulla dieta vegana, sui rischi e le criticità a cui far fronte.
Soprattutto per colpa dei miti e degli studi obsoleti.
Da oltre 35 anni mi occupo di nutrizione, ho visto moltissime persone fare errori in modo inconsapevole e ho toccato con mano gli effetti sulla loro salute a lungo termine.
Si sa bene cosa NON mangiare ma non come sostituirlo con una dieta ricca, varia e completa.
In questa guida trovi il meglio della mia esperienza professionale, ti svelerò le migliori strategie per essere vegano in salute.
Ecco l’indice della guida:
- Perché le proteine sono così importanti
- Le trappole e i rischi nascosti di una dieta vegana
- Le miglior fonti proteiche con ricette
- L’importanza dei grassi sani per chi è vegano
- L’importanza della vitamina B12 nella dieta vegana
- Il tuo menù giornaliero per una dieta vegana
Perché le proteine sono così importanti?
Spesso non ci ricordiamo dell’importanza di questa fondamentale categoria di nutrienti e tendiamo a sottovalutarla.
Ce ne dimentichiamo con la conseguenza che, se non ne consumiamo a sufficienza, il corpo ci spinge ad avere più fame per sopperire allo stato di carenza.
Le proteine sono vitali per il nostro organismo e servono anche per fabbricare enzimi, ormoni, neurotrasmettitori e la matrice extracellulare.
Possiamo paragonare le sue funzioni nel nostro corpo a dei mattoni che servono per costruire pelle, muscoli, capelli, unghie.
Sono composte da molecole organiche, gli amminoacidi.
Quelli naturali sono venti, otto dei quali essenziali, l’organismo cioè non è in grado di produrli da solo e possono essere assunti solo tramite la dieta.
Per questo è importante che tu, anche se segui una dieta vegana, le inserisca ogni giorno nella giusta quantità: né troppo poche (rischieresti di esserne carente) né in quantità eccessive (affaticheresti troppo il tuo corpo).
Rischi e carenze di una dieta povera di proteine
È facile limitarsi a proteine infiammanti come la soia e i legumi, evitare i grassi per paura del colesterolo (e di ingrassare) e abusare di carboidrati (pane, pasta, pizza, crackers…), frutta e verdure crude, con effetti disastrosi sulla digestione e sugli ormoni.
Quale che sia il motivo per cui decidi di seguire i princìpi della dieta vegana, è bene che tu sia consapevole che si tratta di una scelta non priva di rischi per la salute se viene portata avanti senza consapevolezza ed attenzione.
Decidere infatti di eliminare completamente tutte le fonti di proteine animali potrebbe portarti a compiere degli errori alimentari che, nel tempo, possono avere conseguenze anche serie.
Se all’inizio tutto sembra andare bene, è negli anni, nel lungo periodo, che l’organismo inizia a segnalarci che qualcosa non torna e non va come dovrebbe.
Potrebbero manifestarsi improvvisamente sintomi legati alla debolezza e all’infiammazione.
Ecco una panoramica dei possibili rischi principali in una dieta vegana:
- carenza di proteine (o ne consumiamo di qualità scadente, industriali o troppo infiammanti)
- carenza di grassi saturi
- abuso di carboidrati, zuccheri e frutta
- eccesso di acidità a carico di acido fitico e lectine
Analizziamo insieme i più comuni.
La trappola dei carboidrati nella dieta vegana
Per compensare l’energia che prima arrivava dalle proteine animali, un primo errore molto comune che commettiamo è quello di soddisfare la fame con alimenti a base di carboidrati.
Abusiamo tutti oggigiorno di carboidrati ma, in un regime vegano, anche senza volerlo, è molto più facile incorrere nell’eccesso di questa categoria di alimenti.
Esagerare con cibi ricchi di zuccheri, anche di qualità, come pane, pasta e cereali integrali, gallette, dolci, non aiuta.
Anzi, è l’inizio di una rapida deriva fatta di gonfiore, acidità, insulino resistenza, sovrappeso e colesterolo alto.
Non dimenticare che il colesterolo viene prodotto per la maggior parte per via endogena dal fegato e lo fa trasformando l’eccesso di zuccheri in acidi grassi ossidati (colesterolo cattivo).
Un eccesso di zuccheri porta anche ad un aumento dell’infiammazione del corpo, ad uno squilibrio dell’intestino, del sistema immunitario e ormonale.
La trappola dei legumi nella dieta vegana
Un altro cavallo di battaglia di chi segue la dieta vegana sono i legumi, amatissimi e spesso considerati come la miglior fonte di proteine vegetali.
Se è vero che i legumi sono una buona fonte proteica, è anche vero che il consumo massiccio e quotidiano che spesso se ne fa, espone a una serie di problemi da non sottovalutare.
Il primo problema dei legumi è costituito dalla presenza di acido fitico e di lectine che può essere in parte risolto grazie ad un ammollo in acqua prolungato e ad una lunga cottura con le spezie come ti spiego in questo video.
Altro aspetto è che i legumi contengono una particolare categoria di zuccheri, chiamati oligosaccaridi, che non siamo in grado di digerire in quanto il nostro organismo non produce l’enzima necessario.
Non potendoli digerire, finiscono per fermentare nell’intestino crasso, con le conseguenze ben note di gonfiore e flatulenza.
Una situazione che nel tempo indebolisce la digestione e la capacità di assorbimento del tuo intestino.
Un altro punto importante da considerare è che i legumi sono ricchi di carboidrati netti (cioè zuccheri totali meno fibre) ed è meglio evitarli (o almeno limitarli notevolmente) in tutti quei casi in cui è necessario tenere sotto controllo la glicemia (ad esempio in caso di diabete, prediabete, insulino resistenza).
Una serie di motivi, dunque, per cui non è consigliabile che i legumi diventino la principale fonte proteica quotidiana in una dieta vegana.
Meglio piuttosto alternarli ad altre fonti proteiche, inserendoli non più di due volte a settimana.
La trappola della soia nella dieta vegana
La scelta proteica ricade spesso su piatti a base di soia e derivati, un alimento che non ci è amico e purtroppo molto squilibrante.
Ne abbiamo parlato spesso in diversi articoli che ti invito ad approfondire.
La soia contiene fitoestrogeni che vanno a interferire con la normale funzione degli ormoni sessuali sia degli uomini che delle donne e in modo pesante anche sul sistema immunitario.
Ha un effetto raffreddante sulla digestione, crea umidità nell’addome e può rendere i reni sempre più gonfi, freddolosi e indebolirli precocemente.
Può causare una ridotta capacità di assorbimento degli aminoacidi.
Sebbene la soia abbia un elevato contenuto di proteine, si tratta comunque di una fonte molto povera: altre proteine in essa contenute agiscono come potenti inibitori.
Questi “anti-nutrienti” bloccano l’azione della tripsina e di altri enzimi necessari per la digestione delle proteine.
La trappola dei sostituti industriali nella dieta vegana
Nel corso degli ultimi anni, agli alimenti a base di soia, l’industria alimentare ha affiancato la produzione di altri cibi prodotti in laboratorio come il seitan (praticamente glutine puro), il muscolo del grano e i prodotti a base di farine di legumi.
Per non parlare delle finte “carni”, del finto “pesce”, del finto “formaggio” e persino delle finte “uova”!
Ora, chi mi conosce di persona o mi segue da un po’, sa bene che sono sempre pronta a rivedere le mie idee e a cambiare le mie posizioni quando mi trovo di fronte a nuove informazioni valide su un qualsiasi argomento.
Ma su questo punto proprio non posso fare sconti: credere che questi prodotti inventati e assemblati in laboratorio siano sani e compatibili con il nostro organismo come i cibi naturali che vogliono imitare, è prendersi in giro.
Cibo vegano, cibo sano?
I prodotti confezionati sono sì pratici, ma spesso abbondano di soia, alte concentrazioni di glutine, amidi, zucchero, proteine scadenti ricche di sale e additivi.
Tutti alimenti che possono creare nel tuo corpo una risposta infiammatoria e disturbare, a vari livelli, organi e sistemi.
Si tratta di prodotti industriali che nulla hanno a che vedere con i cibi che, come essere umani, siamo progettati per mangiare.
L’hamburger vegano, con la finta carne che imita perfettamente la carne vera e che ha persino lo stesso sapore, è qualcosa di totalmente alieno per il tuo organismo.
Il tuo corpo non è letteralmente in grado di riconoscerlo come cibo.
E per quanto l’imitazione sia accurata, il corpo non si lascia ingannare così facilmente e in quel cibo cerca un nutrimento che alla fine non trova.
Come si riesce ad ottenere quell’imitazione così perfetta?
Leggere la lista degli ingredienti di questi prodotti è illuminante e sono convinta che se te li trovassi davanti singolarmente e non già assemblati nel prodotto finale, molti di questi ti rifiuteresti di mangiarli.
Soia, glutine, farine di legumi, addensanti e gelificanti di vario tipo, coloranti, oli di semi di vario genere, proteine in polvere, quantità eccessive di amidi.
Infine, la solita combinazione di grassi, zuccheri e sale che ne aumentano la “palatabilità” (come si dice con un termine usato dai professionisti del settore) cioè li rendono più appetitosi e ti spingono a mangiarne di più.
Il mio consiglio è quello di evitarli e, se proprio non puoi o non vuoi eliminarli del tutto, lascia che siano una presenza solo occasionale sulla tua tavola.
Quando ti viene la tentazione di acquistarli, leggi sempre con attenzione l’etichetta, chiediti se davvero non puoi farne a meno e, se proprio decidi di portarteli a casa, almeno sarai realmente consapevole di quello che stai mangiando.
Nella sezione ricette del blog, trovi tantissime idee dedicate alla dieta vegana.
Così puoi preparare a casa piatti gustosi, nutrienti ed equilibrati che non ti faranno rimpiangere le finte alternative industriali.
La trappola della tanta frutta nella dieta vegana
Un altro errore in cui è facile incappare, è consumare molta frutta.
Se hai l’abitudine di mangiare frutti particolarmente dolci, ad alto indice glicemico, il fegato rischia di appesantirsi.
In particolare, quando il fruttosio è in eccesso, viene convertito in grassi non buoni che vengono immagazzinati nel fegato stesso favorendo la steatosi epatica non alcolica, e in altri tessuti come grasso corporeo.
La trappola del cibo crudo nella dieta vegana
Un po’ tutti siamo convinti che consumare frutta e verdura cruda sia un vero toccasana per la nostra salute.
Se segui una dieta vegana e la fonte del tuo nutrimento è esclusivamente di origine vegetale, allora centrifugati di frutta ed estratti di verdure non saranno una novità nella tua routine.
Farla diventare un’abitudine ha però diversi risvolti negativi.
Di una carota, sedano o finocchio crudo, non riusciamo ad assimilarne tutto il carico di vitamine e minerali per via dei legami di cellulosa che il nostro organismo non è attrezzato per rompere, digerire e quindi assimilare.
Tutte le reazioni chimiche all’interno del nostro organismo avvengono grazie all’energia, al calore.
Il cibo crudo ha una natura fredda e un effetto raffreddante sugli organi digestivi.
Nel tempo ne rallenta le funzioni fino a bloccare la peristalsi e la digestione.
Quali sono i sintomi da cogliere?
Se anche tu incorri in modo inconsapevole in alcuni o tutti questi errori, ecco un elenco dei segnali più importanti ai quali è bene che presti attenzione:
- Stanchezza, a causa di carenza di nutrienti e abuso di zuccheri che causa anche una forte acidità nel corpo
- Gonfiore e colite, per un consumo eccessivo di fibre e zuccheri
- Sfoghi sulla pelle, per abuso di alimenti acidi e caldi come pomodoro, arancia, caffè, cioccolata, spezie piccanti
- Difficoltà articolari, per carenza di grassi sani e abuso di zuccheri
- Stitichezza ed emorroidi, per carenza di proteine, fibre e collagene
- Mancanza di volontà, attenzione, memoria ed in genere carenza di essenza vitale che ti porta a vivere consumando le riserve nutritive che non riesci più a ripristinare con il cibo e carenza di grassi sani
- Desiderio smodato di zucchero e cioccolata, a causa della mancanza cronica di proteine e grassi sani
Se segui una dieta vegana e ti rendi conto che presenti già alcuni di questi segnali, è bene che tu corra al più presto ai ripari facendo le correzioni necessarie.
Quali sono le migliori fonti proteiche nella dieta vegana?
Come abbiamo visto, seitan, soia, muscolo di grano e altre diavolerie fatte con mix di farine di legumi, non sono una scelta salutare.
Le migliori fonti vegetali di proteine da inserire nella dieta vegana, sono:
- semi di chia: contengono un’ampia varietà di amminoacidi, vitamine del gruppo B, fibre e acidi grassi Omega3;
- semi di canapa: sono tra le migliori fonti di proteine vegetali, contengono tutti gli amminoacidi essenziali, sono ricchi di acidi grassi Omega 3 e 6 nel giusto rapporto, fibre, vitamina E, minerali e tra i pochi che contengono anche clorofilla;
- noci e semi oleosi: sono un’ottima fonte di proteine vegetali ma devono essere consumati con moderazione, per evitare problemi a fegato e intestino;
- semi di zucca e semi di girasole (sia semi interi che in proteine in polvere estratte): contengono una buona percentuale di proteine vegetali, minerali, vitamine e antiossidanti;
- legumi (freschi o secchi);
- spirulina: contiene oltre il 60% di proteine complete e tutti gli otto amminoacidi essenziali. È un’ottima fonte di Vitamina B, enzimi, minerali e clorofilla;
- maca: è una buona fonte di proteine e contiene sette degli otto amminoacidi essenziali. È ricca di calcio, magnesio, potassio, fosforo, zolfo, sodio e ferro, ha un’azione riequilibrante sul sistema ormonale.
Ricette e come usare al meglio le proteine vegetali
Come usare i semi di chia nella dieta vegana
“Chia” è un’antica parola Maya che significa “forza”.
Sono piccolissimi semi neri, apprezzati soprattutto per la loro capacità di fornire energia.
Per renderli biodisponibili, vanno macinati rapidamente e ammollati in poca acqua.
Non richiedono cottura e vanno consumati unitamente al gel che producono in fase di ammollo.
Infatti, possono assorbire fino a 10-12 volte il loro peso in acqua, diventando gelatinose, espandendosi nello stomaco e nutrendo la nostra flora batterica benefica.
Infine, sono molto versatili, si prestano per piatti sia dolci sia salati.
Ricette dolci con i semi di chia
Nota Bene: dove è presente, sostituisci il ghi con l’olio di cocco
Quadrotti dolci alla zucca
Palline proteiche al cocco, semi di chia e gelsi neri
Palline crudiste cacao e chia
Mousse di cocco e semi di chia ai lamponi
Ricette salate con i semi di chia
Tortino veg proteico con Omega Mix
Bevande con i semi di chia (ottime pre e post allenamento)
Smart Cappuccino con semi di chia e bacche di goji
Come usare i semi di canapa nella dieta vegana
Nota Bene: dove presente, sostituisci il ghi con l’olio di cocco
I semi di canapa vanno tenuti un po’ in ammollo come i semi di chia, non richiedono cottura e vanno scolati prima dell’uso.
Ideali per preparare sfiziose salsine
Salsa cremosa alla canapa e limone
Salsina verde ai semi di canapa
Bevande con i semi di canapa
Smart Cappuccino con canapa
Ideali nella preparazione di dolcetti crudisti
Palline dolci con canapa e noci di macadamia
Come usare i semi di girasole e di zucca nella dieta vegana
Questi semi contengono una buona percentuale di proteine vegetali di alta qualità altamente digeribili (60% quelle di zucca, 46% quelle di girasole).
Le proteine in polvere di semi di zucca sono particolarmente indicate per gli uomini, nel preservare la salute della prostata.
Invece, se consumate dalle donne, proteggono dalle vampate e dai dolori articolari durante la menopausa.
Hanno entrambe un sapore neutro e si sposano bene sia con ricette dolci sia con quelle salate.
Non vanno cotte e puoi consumarle davvero in vari modi: ad esempio, aggiungendone un paio di cucchiai sulle verdure o all’interno di zuppe.
Sono un tocco in più nella preparazione di barrette, porridge, smoothie.
Ecco come utilizzare i semi di girasole e i semi di zucca:
Barrette proteiche alla mandorla
Porridge proteico al cocco
Smoothie proteico al cacao
Smoothie di avocado e kiwi
Come usare le noci e i semi oleosi nella dieta vegana
Sono un’altra ottima fonte di proteine vegetali ma devono essere consumati solo in piccole quantità per evitare problemi al fegato e flatulenza.
Vanno messi a bagno in acqua e aceto di mele per 2 ore prima di essere consumati.
Infatti, questo procedimento serve per eliminare l’acido fitico che altrimenti impedirebbe di estrarre i loro nutrienti.
I semi (di sesamo, di girasole, di zucca), vanno poi tostati leggermente a bassa temperatura e pronti per essere gustati.
L’importanza dei grassi sani nella dieta vegana
La guerra ai grassi, in particolare quelli saturi, è stata uno dei più grossi errori dietetici del secolo scorso e ha fatto (e continua a fare) molte vittime.
L’effetto più evidente di questa guerra scriteriata è stata che tutti, chi più chi meno, ci siamo buttati tra le braccia dei carboidrati e degli zuccheri, con conseguenze sulla salute che si fanno sempre più drammatiche e si espandono a livello globale.
Insieme alle proteine, i grassi sono gli alimenti più sazianti e stimolano una risposta equilibrata da parte degli ormoni che regolano il senso della fame (grelina) ed il senso della sazietà (leptina).
Minerali ed alcune vitamine vengono inoltre assorbite solo se in presenza di grassi.
In caso contrario, il corpo non le assimila con il rischio di incorrere in una demineralizzazione progressiva che colpisce capelli, unghie e denti.
Anche gran parte del cervello è formato da grassi e colesterolo.
Una loro carenza si traduce in difficoltà a concentrarsi, pensieri confusi, distrazioni continue.
Quali grassi sani mettere in tavola
Le migliori fonti di grassi sani da inserire anche in una dieta vegana sono:
- l’olio extra vergine di oliva (biologico e premuto a freddo);
- le olive;
- l’olio di cocco, una preziosa fonte di grassi saturi sani dalle proprietà davvero straordinarie, che puoi usare sia a crudo che per cucinare;
- l’olio MCT, prodotto a partire dall’olio di cocco, è una preziosa fonte di acidi grassi a catena media (MCT sta appunto per Medium Chain Triglycerides) che in questo tipo di olio sono presenti in forma concentrata. È altamente digeribile, è un potente antinfiammatorio e ha azione protettiva sulla microflora intestinale. Inoltre è insapore quindi è perfetto se non ami il sapore del cocco e lo puoi aggiungere ovunque;
- il burro di cacao, un’altra ottima fonte vegetale di grassi saturi sani, contiene vitamine, minerali, antiossidanti ed è ricco di triptofano e serotonina che favoriscono il buon umore;
- il burro di cocco, molto energetico, stimola il metabolismo, è ricco di fibre, rinforza il sistema immunitario e contrasta lo sviluppo di funghi e candida;
- l’avocado è un’ottima fonte di grassi monoinsaturi, è ricco di calcio, potassio, Vitamina A, alcune vitamine del gruppo B, Vitamine D, E e K;
- noci e semi oleosi, da consumare con moderazione come abbiamo già detto.
Stai invece lontano dagli oli vegetali di semi di mais, riso, girasole o simili, ed evita come la peste le margarine e altri prodotti simili.
L’importanza della vitamina B 12 nella dieta vegana
La vitamina B12 non può essere sintetizzata direttamente dall’organismo e deve essere introdotta quotidianamente con l’alimentazione.
Una sua carenza prolungata può portare a problemi di salute da non sottovalutare come:
- annebbiamento mentale e carenza di memoria
- affaticamento muscolare
- stress cronico e sensazione di esaurimento
- depressione
- demenza e Alzheimer
- condizioni neurologiche e neuropsichiatriche
- anemia a malattie cardiovascolari
La B12 è inoltre una vitamina di importanza fondamentale in gravidanza in quanto favorisce la divisione cellulare e la formazione del DNA del nascituro.
Una sua carenza in questa fase può causare difetti alla nascita come, ad esempio, la mancata chiusura del tubo neurale che può comportare spina bifida e altre patologie importanti.
Forme biodisponibili (cioè effettivamente assimilabili dal nostro organismo) di Vitamina 12 sono presenti solo nei cibi di origine animale ed ecco perché questo è un punto cruciale per chi segue una dieta vegana.
Alcune alghe, come ad esempio la spirulina, contengono vitamina B12 ma in una forma non biodisponibile (che non possiamo assimilare) e non costituiscono quindi una fonte di B12 valida in mancanza di cibi animali.
Se segui una dieta vegana, non devi trascurare questo punto e metti in conto di assumere la B12 regolarmente tramite integratori di buona qualità.
Ottimi integratori di Vitamina B12 li trovi nello Shop SAUTÓN.
Il tuo menù giornaliero per una dieta vegana

Per passare alla pratica, ho preparato per te un esempio di menù giornaliero vegano, dal risveglio alla cena.
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Conclusione
Con questa guida hai raccolto una serie di informazioni chiare su cosa vuol dire scegliere una dieta vegana e quali sono le trappole e i rischi in cui è facile cadere.
Inoltre, spero che tu abbia compreso cosa voglia dire essere un vegano in salute ovvero quello che non dimentica l’importanza delle proteine e dei grassi sani e non abusa dei prodotti industriali.
In questo modo ritroverai il peso forma, eliminerai il gonfiore, eviterai carenze e aumenterai forza, energia e concentrazione.
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Roberto 12 Settembre 2020
La, storia dei se mi fa acqua da tutte le parti. Si tratta di leggende che non hanno fondamento scientifico. Noi siamo frugivori monotrofici. Siamo primato appartenenti alle scimmie antropomorfe. Nostri cugini sono scimpanzé, orango tang, bonobo e gorilla. Abbiamo tutti lo stesso appatato digerente e una dentizione (bunodonte) adatta appunto al consumo di frutta dolce, grassa e frutta ortaggio. I semi non sono il nostro cibo specie-specifico perché consumati tal quali nonnlo digritemmo in quanto siamo nati i prima del fuoco e non avevamo idea di come togliere la pula che non potremmo anch’essa digerire perché troppo ricca di fibra, ovvero cellulosa che per essere scomposta ha bisogno dell’enzima cellulasi che il nostro apparato digerente non produce, di un pH più acido e di ben 4 stomaci! Non bastasse questo dovremmo annientare l’effetto tossico dei metaboliti secondari che la pianta per difendere i suoi figli le inserisce all’interno e della formaldeide che come una sorta di letargia per mantenerne le funzioni vitali persino migliaia di anni come nel caso dei cereali. Anche i legumi sono semi ma a differenza de i primi hanno un più basso contenuto di grassi e carboidrati e di contro una maggiore quantità di aminoacidi da renderli troppo difficili da digerire. Senza cottura non riusciremmo a masticare ne gli unì ne gli altri a meno che non siano freschi. In natura i semi non sono fatti per essere mangiati ma per riprodurre le varie specie che li producono a questo scopo. Hanno la pula per diversi fattori, perché ne preservi l’embrione proteggendolo persino dagli acidi più potenti esistenti in natura. Se mangiassi il seme intero con la pula attaverserebbe tutto l’apparato digerente e lo ritroveremo nelle feci tal quale proprio perché quello è lo scopo, cioè di essere defecato lontano dalla pianta che lo ha creato in modo che possa espandersi senza ostacoli e il più lontano possibile grazie all’aiuto degli animali che lo assumono co il frutto che li contiene. Si chiama disseminazione zoocora. Ma legumi e cereali non sono semi contenut nel frutto e per questo o sono troppo piccoli o protetti da spini (spiga) o ancora contenuti da baccelli che nonnhannonaltra funzione che proteggerli tenendoli uniti. Avete mai visto qualche animale mangiare fagioli , ceci e lenticchie freschi e con tutto il baccello? Ci sono animali semivori, in genere uccelli, che con il becco riescono, senza uso delle mani, a separarli dal baccello. Ma una volta puliti, non avendo denti, li ingoiano interi e una volta nello stomaco insieme ad una sorta di pietrine e con l’aiuto di un apparato muscolare potentissimo intorno alla sacca stomacale, creano una, sorta di mulino che li sgretola permettendo loro di essere digeriti. Inoltre ci sono alcuni enzimi e ormoni inibitori che fanno si che i metaboliti contenuti al loro interno vengano neutralizzati e reso innocui. Questo però contribuisce a dare a queste specie una vita molto breve a causa della forte tossicità dei semi che malgrado venga attenuata comunque non ancora sufficiente a renderli totalmente innocui. Quindi, a parte un uso moderatissimo e sempre in carenza, del cibo specie specifico, l’uomo dovrebbe evitare questi grassi che già integra grazie a due frutti che ne contengono a sufficienza e completamente digeribilità: l’avocado e le olive. Questo sono gli unici grassi che possiamo mangiare senza alcun rischio. Poi altro fattore è la storia che ognuno porta dentro di se attraverso gli avi che gliel’hanno tramandata è che gli hanno permeso, pagando un costo che riguarda l’aspettativa di vita media più bassa, di adattarsi al consumo di carne, al principio cruda è poi cotta per poterne abbassare il tenore batterico. Ma l’uomo ha cambiato la sua alimentazione non per scelta ma per bisogno in quanto a causa delle diverse glaciazioni che si sono alternate nel corso dei millenni, sparire le piante non gi è rimasta altra fonte di nutrizione che quella animale. Dopo molti problemi per adattarsi scoprì che la, fonte migliore erano gli organi interni, senza sangue e meglio se meno densi per evitare di ingerirne gli acidi prodotti dagli ormoni durante la fuga (Adrenalina, acido lattico, catecolamine ecc.). Con una storia così complessa potremmongiungere a delle considerazioni errate come quelle di definire l’essere umano un onnivoro. In realtà non esiste l’onnivorismo perché sarebbe impossibile trovare tutte le caratteristiche dei diversi apparato digerente insieme in quanto incompatibili. Come potremmo pensare di avere al contempo 4 stomaci peraltro lunghissimi per digerire la cellulosa in quanto deve essere masticata per lunghissimo tempo e quello cortissimi del carnivoro che invece ha un pH acidissimo che gli permette di ingerirne a pezzi la carne senza masticarla in quando la sua dentizione segodonte è adatta solo a tranciare e non a masticare il cibo ingoiato e poi scomposta la fibra grazie all’enzima urecasi. E la frutta e i semi? Anche loro sono cibi che per esere digeriti hanno bisogno di una, dentizione differente ed enzimi e processi completamente diverso che si annienterebbero tra loro per natura. L’onnivorismo è una leggenda inventata per vederci di tutti facendoci credere di poterne trarre i nutrienti necessari. Un’operazione di marketing imponente insomma. Mangiare “un po di tutto” non è un’indicazione che si può definire scientifica: piuttosto una bugia travestita da Consiglio per non permetterci di farci le domande giuste. Semplice e sbrigativa. Poi dire che questo o quello fanno bene perché contengono queste o quelle sostanze di cui non possiamo fare a meno è un modo facile per indurci ad ingozzarmi di cose inutili. Il cibo che digeriamo viene ridotto in glucosio cgevimnagazzinismo nel fegato e in parti diverse del corpo grazie alla glicolisi che al bisogno poi riprendiamo per trasformarlo, con un’alchimia che solo l’apparato digerente attraverso la chimica può fare, in tutto ciò di cui abbiamo bisogno: proteine, grassi, o fruttosio, asseconda della, quantità di energia e del tempo per cui la necessitiamo. Le vitamine e gli ormoni sono processi più complessi che hanno in comune però la stessa matrice. L’equilibrio del pH che deve essere mantenuto costante, anche esso viene determinato dalla qualità del cibo che mangiamo ed anche dalle condizioni climatiche ed dal nostro tenore di vita, tranquillo o stressante. Se ci arrabbiamo produciamo catecolamine che abbassano il pH rendendolo acido e se invece ci divertiamo produrremo endorfine che al contrario rendono il pH basico. La, cosa migliore che possiamo fare è mangiare poco e cibo adatto alla nostra specie, masticarlo bene, nonnaffaticarsi ma neanche fare poco esercizio fisico, evitare di arrabbiarsi, prendere il sole tutto l’anno, e per questo vivere ai tropici che sono il nostro ambiente originario.
alessandra clemente 22 Settembre 2020
quindi qual’è il cibo adatto ala nostra specie?
Maria Pia Festini 28 Settembre 2020
Ciao Alessandra,
se ci basiamo sulla nostra specie il cibo più adatto è un equilibrio tra i tre macro nutrienti: proteine animali, carboidrati assunti dalle verdure e grassi sani. Un caro saluto
Maria 17 Giugno 2021
Ci sono delle letture a riguardo?? L’argomento mi interessa molto, ho sempre pensato che la nostra alimentazione non si adatta al nostro processo evolutivo, men che meno l’alimentazione degli ultimi 50 anni.
Mi piacerebbe approfondire l’argomento leggendo qualcosa. Grazie!
Maria Pia Festini 22 Giugno 2021
Ciao Maria,
puoi leggere il libro di Luca Avoledo “NO VEGAN” della Speerling & Kupfer. Un caro saluto