Scoprire se il latte fa male non è sempre così semplice e potresti non accorgetene subito.

Il mal di pancia è solo uno dei sintomi e correre subito in bagno ogni volta che bevi latte, non è l’unico campanello di allarme.

Potresti accusare gonfiore di stomaco e addominale, nausea  e attribuirlo ad altri alimenti come certi tipi di verdure oppure, come capita spesso, non riuscire a capire perché.

Ignorare questi sintomi o non riuscire ad andarne all’origine potrebbe, nel tempo, portarti dritto nelle braccia della disbiosi, creare cioè uno squilibrio del microbiota intestinale ed aprire la porta ad ulteriori e diverse intolleranze alimentari.

Vediamo perché.

Il latte fa male all’intestino

Il latte aumenta la produzione di muco nell’apparato digerente che, se è utile per creare una barriera tra le pareti dello stomaco e gli acidi gastrici, in eccesso può danneggiarlo.

Anche i villi intestinali, se ricoperti di muco, non riescono nella loro preziosa funzione di assorbimento di nutrienti, prime tra tutte certe vitamine e minerali.

Il latte fa male ai polmoni

Se ti ritrovi continuamente in preda al raffreddore, naso che cola, catarro e difficoltà respiratorie di vario genere, una delle probabili cause è l’eccessivo consumo di latte e suoi derivati.

Il latte non favorisce la produzione di muco solo da parte delle ghiandole dell’apparato digerente, ma anche di quelle situate nelle alte vie respiratorie, favorendo l’insorgere di patologie come l’asma.

Non sorprenderti, il latte è anche la principale causa di infezioni all’orecchio ricorrenti nei bambini piccoli.

Non è tutto: se sei una donna, il latte potrebbe essere responsabile anche di un eccesso di muco vaginale.

Il latte fa male alla pelle

Fino a qualche decennio fa, negli USA, per migliorare la produzione di latte, alle vacche venivano somministrati ormoni della crescita.

Il più usato negli allevamenti intensivi, era la somatotropina bovina (rBGH) che faceva sì che sviluppassero concentrazioni maggiori dell’ormone IGF-1, una delle cause dell’acne ormonale.

L’Unione Europea ha vietato l’uso dell’rBGH nei bovini da carne ma non l’impiego di antibiotici nel caso la mucca si ammali.

Le mucche, inoltre, vengono alimentate con mangimi ad alto contenuto proteico a base di soia, ricca di estrogeni che, sommati agli steroidi anabolizzanti naturalmente presenti nel latte, peggiorano lo stato di una pelle già provata dall’acne.

La pelle, quale organo emuntore, partecipa all’espulsione delle tossine che l’organismo accumula e, quando sono in eccesso, fatica a farlo e possono manifestarsi macchie, arrossamenti e, appunto, acne.

Il latte fa male alle ossa

Probabilmente anche tu sei convinto che il latte sia un’importante fonte di calcio e presidio per la salute delle nostre ossa, perché è questo che ci è stato detto da una pubblicità martellante.

Questo è un mito da sfatare come ben sanno gli addetti ai lavori, medici e scienziati.

Il latte di mucca è ricco di fosforo che può combinarsi con il calcio e impedire l’assorbimento di questo minerale di cui il latte è ricco. 

Le proteine ​​del latte, inoltre, accelerano l’eliminazione del calcio dal sangue attraverso i reni.

Un altro studio pubblicato di recente nel British Medicine Journal, ha rilevato il legame tra il consumo di latte e un aumento delle fratture ossee nelle donne.

Le ricerche suggeriscono che questo possa essere legato alla presenza di D-galattosio, uno zucchero che influenza il processo di ossidazione e infiammazione delle cellule.

È possibile ottenere tutto il calcio dalle verdure a foglia verde e più sono di un colore verde scuro, meglio è. 

Il cavolo e il cavolo nero sono un ottimo esempio. 

Spesso crediamo che per avere ossa forti serva solo il calcio, come se esse fossero fatte solo di questo minerale.

In realtà, le ossa sono composte da almeno una dozzina di minerali diversi, tra cui spiccano sodio, magnesio e potassio.

Anche vitamine come la D3 e la K2 sono fondamentali.

Concentrandosi solo sul calcio, si rischia di indebolire le ossa aumentando il rischio di osteoporosi.

Latte e tumori

Il dibattito è ancora aperto e la comunità scientifica afferma che non ci sono studi sufficienti che comprovino il legame tra tumore alla prostata, tumore al seno o al colon ed il consumo di latte e prodotti caseari.

Intollerante o allergico?

Il latte di mucca è l’alimento allergico numero uno nei Paesi industrializzati. 

I sintomi che crea sono ben documentati e possono manifestarsi con:

  • diarrea
  • crampi
  • gonfiore
  • gas
  • sanguinamento gastrointestinale
  • anemia sideropenica
  • eruzioni cutanee
  • aterosclerosi
  • acne

In che modo il latte fa male? Con quale intensità? Ne sei intollerante o allergico?

È importante rispondere a queste domande e fare chiarezza.

Il latte è costituito da grassi, proteine, vitamine, sali minerali, zuccheri, ormoni e altri fattori della crescita sciolti in acqua.

L’allergia coinvolge il sistema immunitario e in genere si manifesta in tempi molto brevi dall’assunzione.

Talvolta bastano pochi minuti per scatenare, ad esempio, una crisi respiratoria o la comparsa di “bolle” o orticaria sulla pelle.

Le sostanze contenute nel latte che causano spesso una reazione allergica sono le proteine come la caseina o le proteine del siero del latte.

L’intolleranza, invece, non coinvolge il sistema immunitario.

Spesso si tratta dell’incapacità o della difficoltà dell’organismo a digerire il lattosio con il manifestarsi di problemi gastro intestinali come gonfiore, crampi, diarrea e gas, dopo aver bevuto latte o consumato prodotti che lo contengono.   

Che cos’è il lattosio

Il latte fa male, prodotti caseari

Il lattosio è uno zucchero composto da due molecole, galattosio e glucosio, che si trova nel latte e nei prodotti lattiero-caseari. 

Per digerire correttamente questo zucchero, i microvilli che rivestono i villi dell’intestino tenue, devono produrre quantità adeguate dell’enzima lattasi.

La lattasi è responsabile della scomposizione del lattosio in glucosio e galattosio, in modo che il corpo possa assorbirlo.

La lattasi è naturalmente presente nell’organismo nei primi mesi della vita extrauterina.

Con la crescita, a partire dai 3-5 anni, si assiste ad una progressiva riduzione della sua attività, fino al 90-95% nelle persone adulte.

Quando e se, la capacità del corpo di produrre lattasi diminuisce oltre un certo limite, il risultato è l’intolleranza al lattosio.

Siamo tutti destinati ad essere intolleranti al latte?

Perché il latte fa male a qualcuno sì e a qualcuno no?

Perché non tutti smettono di produrre la lattasi?

In realtà, l’evoluzione ci insegna che la condizione di ipolattasia (carenza dell’enzima lattasi), ci appartiene.

È una nostra condizione primitiva, così come lo è in tutte le altre specie animali dove il cucciolo, una volta cresciuto, abbandona per sempre il latte materno e la lattasi regredisce.

La lattasi infatti è un enzima inducibile, viene cioè sintetizzato solo in presenza di adeguate concentrazioni di lattosio.

La sua persistenza in noi umani adulti è in realtà un’anomalia, una forzatura che risale al neolitico, nel momento in cui è stata introdotta l’agricoltura e la pastorizia.

Le statistiche ci dicono, infatti, che a soffrire di intolleranza al lattosio sono più gli abitanti dei Paesi del Sud-est Asiatico e del Sudafrica, dove vi è un consumo ridotto di latte e meno nei Paesi del Nord Europa dove è più praticata e sviluppata la pastorizia.

Ma non è solo una questione di evoluzione o di gruppo etnico di appartenenza.

Cos’altro scatena l’intolleranza al lattosio?

Vi sono altri fattori che possono favorire l’intolleranza al lattosio:

  • genetica
  • invecchiamento
  • malattie e stress

Lattasi e genetica

Sebbene sia stato documentato solo raramente, l’incapacità di produrre lattasi a volte può essere congenita

In questo caso si manifesta già nei primi mesi di vita con feci acquose, malassorbimento e ritardo nella crescita.

Lattasi e invecchiamento

Abbiamo visto come, con l’avanzare dell’età, la produzione di lattasi diminuisca.

Ecco perché potresti manifestare sintomi di intolleranza e improvvisamente diventare sensibile al consumo di latte, pur avendolo sempre ben tollerato.

Quanto contano malattia e stress?

In alcuni casi, l’intolleranza al lattosio può anche derivare da interventi chirurgici, lesioni, malattie.

Condizioni comuni che possono contribuire, includono gastroenterite, IBS, morbo di Crohn, colite ulcerosa, celiachia e altre condizioni dell’apparato digerente, tra cui la crescita eccessiva di candida e la sindrome dell’intestino permeabile.

Infine, l’assunzione di farmaci, inclusi alcuni antibiotici per lunghi periodi di tempo, può compromettere la salute dell’intestino e contribuire all’intolleranza al lattosio.

Abbi cura del tuo intestino

Se il latte fa male non è solo colpa della lattasi.

È fondamentale che il tuo intestino sia in salute ed in equilibrio, che i tuoi microvilli siano nella condizione ottimale di produrre la lattasi, quella sufficiente a non crearti problemi.

Serve ancora una volta andare all’origine del problema e non fermarsi alla superficie.

Per questo, eliminare il latte dalla tua dieta per sempre e disinteressarti del tuo intestino, non è la soluzione ottimale, ma è solo una soluzione a metà.

Oggi disbiosi e infiammazioni intestinali sono all’ordine del giorno: chi non soffre di gonfiore, fermentazione, gas?

Dimentichiamo che l’intestino è sede dei recettori del sistema immunitario e, se diventa troppo sensibile o si indebolisce, è molto probabile che sviluppiamo sensibilità e intolleranza al lattosio e non solo.

Apriamo le porte anche all’intolleranza al nichel, all’istamina, al glutine, alle graminacee, ai pollini, alla polvere, ma non è verso queste sostanze che dobbiamo puntare il dito ma a ciò che c’è dietro al nostro ombelico.

Devo rinunciare per sempre al latte?

Il latte fa male, alternative

Se hai capito che a te il latte fa male, puoi sospenderne l’assunzione, anche dei prodotti latto-caseari, per un periodo di circa quattro settimane.

Rivedi contemporaneamente le tue abitudini alimentari e inseriscine di nuove, con un occhio di riguardo nel ripristinare un sano equilibrio del tuo intestino, come insegniamo nel SAUTÓN Approach.

Dopodiché, prova ad introdurre prodotti a base di latte vaccino ma di qualità.

Eccone alcuni:

  • Kefir
  • Yogurt
  • Formaggi stagionati
  • Latte crudo

Non tutti i prodotti lattiero-caseari causano spiacevoli sintomi di intolleranza al lattosio.

La fermentazione di certi prodotti, come kefir e yogurt, rompono i legami del lattosio facilitandone la digestione e l’assorbimento da parte dell’organismo.

I formaggi stagionati, invece, man mano che procedono nella stagionatura, perdono in modo naturale il lattosio.

Un esempio è il Parmigiano Reggiano con una stagionatura di almeno 36 mesi.

Non è solo un problema del lattosio

Intolleranza ed allergia al lattosio crescono in modo esponenziale quando si tratta di latte pastorizzato.

Durante la pastorizzazione vengono distrutti gli enzimi necessari per assorbire i nutrienti contenuti inizialmente nel latte:

  • lattasi, per l’assimilazione del lattosio
  • galattosidasi, per l’assimilazione del galattosio
  • fosfatasi, per l’assimilazione del calcio

Decine di altri preziosi enzimi vengono distrutti nel processo di pastorizzazione.

Senza di loro, il latte è molto difficile da digerire. 

Il pancreas non è sempre in grado di produrre questi enzimi ed uno stress eccessivo da parte di questo organo, può portare al diabete e ad altre malattie.

Infine, durante la pastorizzazione, le proteine ​​e le immunoglobuline vengono danneggiate e vitamine come A, C, E e B, nonché i minerali (come ferro, zinco e calcio) drasticamente ridotti.

Ecco perché il latte fa male a così tante persone.

Non solo, il latte pastorizzato è un pessimo cibo, nutre la candida e altri microbi pericolosi.

Latte crudo, una possibile soluzione

Idealmente, i migliori prodotti lattiero-caseari, da consumare in caso di intolleranza al lattosio, sono i tipi ottenuti da latte crudo di mucca o di capra che è stato fermentato per un minimo di 24 ore.

Cosa significa “da latte crudo”?

Significa che il latte non viene sottoposto ad alcun trattamento termico ma lavorato a temperatura ambiente di circa 38 gradi.

Esempi di formaggi da latte crudo sono il Parmigiano Reggiano e i formaggi di malga o di alpeggio.

Hai provato il latte di capra?

Il latte di capra è ricco di acidi grassi e viene assorbito e assimilato più facilmente nel corpo. 

Le particelle di grasso effettive nel latte di capra sono più piccole e contengono concentrazioni più basse di lattosio e di caseina.

Integra enzimi digestivi che contengono lattasi

Abbiamo visto che la lattasi è l’enzima che manca nel tratto digestivo per le persone che soffrono di intolleranza al lattosio.

Secondo uno studio pubblicato su Alternative Medicine Review nel 2008, l’integrazione con enzimi digestivi può aiutare nella scomposizione di grassi, carboidrati e proteine, migliorando i disturbi del malassorbimento digestivo, compresa l’intolleranza al lattosio.

Latte vegetale, ma quale?

Una valida alternativa al latte vaccino, che tu soffra di intolleranza al latte o meno, rimangono i tipi di latte vegetale a patto che tu sappia sceglierli con cura.

Stai lontano dal latte di soia, decisamente tossico per l’organismo.

Evita, se puoi il latte di riso, spesso ricco di zuccheri aggiunti e poco nutriente.

Una salutare soluzione sono, invece, il latte di mandorla ed il latte di cocco, ma che siano puri, senza zuccheri aggiunti.

Entrambi puoi prepararli in casa a partire dalle mandorle o dal cocco rapé come da ricette SAUTÓN.

Ricetta latte di mandorla

Ricetta latte di cocco

Conclusione

Se pastorizzato, il latte fa male all’intestino, ai polmoni, alla pelle, al sistema immunitario, un “asse” che non a caso la Medicina Tradizionale Cinese considera interdipendente, dove le criticità di uno si riversano sugli altri.

Il latte fa male alle ossa e alla mente, crea umidità nel corpo e ci rende mansueti.

Allora perché ostinarsi nel suo consumo?

Se hai dolori articolari, muco, problemi di pelle o se soffri di gonfiore addominale o di intolleranze varie, il consiglio è quello di provare a sospenderlo per almeno quattro settimane, unitamente a tutti i prodotti suoi derivati.

Non devi rinunciare per sempre a latte e formaggi ma consumarli con intelligenza.

Porta poi in tavola, non più di due volte la settimana, solo formaggi da latte crudo, formaggette di capra, qualche yogurt biologico ogni tanto.

Il segreto SAUTÓN per consumare formaggi?

La crema della Dottoressa Budwig, dalle straordinarie proprietà disintossicanti, a patto che tu segua la sua ricetta originale.

Il latte fa male? No, se non perdi di vista la qualità e ne fai un uso moderato.


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