Circa 2000 anni fa Ippocrate descriveva la prima reazione avversa documentata al latte di mucca con sintomi che coinvolgevano la pelle e l’apparato digerente.

Oggigiorno il latte di mucca è uno dei primi alimenti che vengono introdotti nella dieta dei bambini dopo lo svezzamento e, in conseguenza, una delle principali cause di allergie alimentari che si sviluppano nella prima infanzia.

L’allergia alle proteine del latte insieme all’intolleranza al lattosio è molto comune nei bambini ed è in genere la prima forma di allergia alimentare che si manifesta e che può portare nel tempo all’insorgere anche di reazioni avverse ad altri alimenti.

Questo accade perché un sistema immunitario troppo sensibile e “arrabbiato” a causa di un’allergia già presente può facilmente iniziare a percepire come avverse anche altre sostanze (che magari nulla hanno a che vedere con la causa della prima allergia, in questo caso il latte) e quindi iniziare a reagire alla loro presenza in modo anomalo contribuendo all’insorgere di nuove allergie.

La soluzione è adottare una dieta senza latte e derivati

L’unica soluzione che oggi conosciamo a questo problema è quella di adottare una dieta priva di latte e dei suoi derivati.

Le ragioni per cui si può decidere per questa soluzione non sono legate solo alla presenza di un’allergia conclamata; molte persone infatti fanno questa scelta nel tentativo di trovare sollievo da sintomi più o meno fastidiosi e dolorosi come problemi digestivi di vario genere, gonfiore addominale, problemi della pelle e dell’apparato respiratorio tutti strettamente connessi al consumo costante di latte e derivati.

Le persone intolleranti al lattosio, ma non allergiche al latte in generale, possono decidere di ridurre o eliminare completamente tutto ciò che contiene questo zucchero del latte; altre persone potrebbero invece riuscire a consumare piccole quantità di questo alimento senza che le proteine in esso contenute (caseina e proteine da siero del latte) creino grossi problemi.
I prodotti fermentati come il kefir e lo yogurt potrebbero essere molto più digeribili per alcuni in quanto il processo di fermentazione costituisce già in sé una sorta di pre-digestione.

Coloro che invece hanno una vera e propria allergia devono eliminare completamente il latte e i suoi derivati e orientarsi verso alternative più salutari che contengano  calcio e altri nutrienti necessari.

I 7 benefici di una dieta senza latticini

Adottare una dieta priva di latte e derivati presenta una serie di benefici molto interessanti per tutti, non solo per coloro che hanno intolleranza o allergia.

  • Elimina il gonfiore addominale – la presenza di gonfiore in stomaco e addome è uno dei principali sintomi di un rapporto difficile con latte e derivati.
    La causa è in genere una difficoltà nel digerire le proteine del latte o il lattosio.
    Questo stato di cose porta nel tempo anche a uno squilibrio del microbiota intestinale.
    Tutti questi fattori possono risalire ad una vera e propria allergia o anche ad un fenomeno di sensibilizzazione; in entrambi i casi tenersi lontani da latte e derivati aiuta ad eliminare il problema del gonfiore.
  • Migliora la salute dell’apparato respiratorio – l’eccessivo consumo di latte è ormai da lungo tempo associato ad un aumento della produzione di muco nel tratto respiratorio e all’insorgere di malattie come l’asma.
    Il consumo di latte stimola la produzione di muco sia da parte delle ghiandole del tratto respiratorio che di quelle dell’apparato digerente.
    Una certa quantità di muco è necessaria ad esempio per mantenere ben lubrificati le pareti dell’apparato digerente e per proteggere le pareti dello stomaco dall’azione degli acidi gastrici ma un eccesso di muco finisce, tra le altre cose, per danneggiare i villi intestinali ed interferire con l’azione digestiva compromettendo seriamente la digestione.
    Anche i polmoni vengono disturbati dal muco in eccesso ed ecco quindi che ci si ritrova continuamente in preda al raffreddore, naso che cola, catarro e difficoltà respiratorie di vario genere.
  • Migliora la digestione – si stima che circa il 75% della popolazione mondiale soffra a vari gradi di intolleranza al lattosio.
    Questa forma di intolleranza è causata da un deficit dell’enzima lattasi (che ha appunto il compito di digerire il lattosio) che viene prodotto dall’organismo a livello delle pareti dell’intestino tenue.
    La lattasi è naturalmente presente nell’organismo nei primi mesi della vita extrauterina dato che il cucciolo in questa fase segue una dieta lattea; a partire da un certo momento in poi il corpo è naturalmente programmato per ridurre drasticamente la produzione della lattasi (nell’adulto umano questa riduzione arriva fino a meno il 90-95%) dato che il passaggio dalla dieta lattea alla dieta propria della specie di appartenenza non rende più necessaria la presenza di questo enzima.
    Il fatto che gli esseri umani continuino a consumare latte di mucca anche in età adulta forza l’organismo a produrre questo enzima che però è spesso in quantità non sufficiente a metabolizzare tutti gli alimenti correlati al latte che spesso sono quotidianamente presenti nella dieta.
    Attenersi ad una dieta priva di latte e derivati significa eliminare sintomi quali crampi, dolori allo stomaco, gonfiore e gas, diarrea e nausea.
    Il consumo di latte inoltre è stato anche riconosciuto come potenziale causa scatenante della sindrome dell’intestino irritabile e di altre patologie della digestione.
  • Pelle più sana e più bella – c’è ormai una significativa mole di ricerche e dati che collegano il consumo frequente di latte e derivati a problemi della pelle, in particolare all’acne.
    Secondo uno studio dermatologico pubblicato nel 2010 dalla rivista di settore americana Clinics in Dermatology, il latte contiene naturalmente steroidi anabolizzanti e altri fattori della crescita che favoriscono lo sviluppo dell’acne.
    Inoltre la pelle è un organo cosiddetto emuntore, cioè ha il compito di espellere le tossine dall’organismo insieme agli altri organi deputati a questo compito che sono il fegato, i reni, i polmoni e i vasi linfatici.
    Come puoi facilmente intuire da quanto abbiamo detto fino ad ora una dieta molto ricca di latte e derivati arriva inevitabilmente ad intossicare l’organismo ed ecco che anche la pelle nel tentativo di espellere le tossine in eccesso finisce per presentare macchie, arrossamente, brufoli, punti neri, ecc.
    La strategia migliore per guarire la pelle è ancora una volta adottare una dieta senza latte e derivati piuttosto che utilizzare prodotti dermatologici costosi e in genere anche molto aggressivi nel tentativo di liberarsi di acne e inestetismi vari.
  • Riduzione del rischio di cancro – nel corso degli ultimi decenni sono stati pubblicati diversi studi che comprovano il legame tra un aumento del rischio di ammalarsi di cancro e la dieta.
    Non solo, oggigiorno abbiamo anche la conferma che il nostro modo di mangiare è in grado di alterare persino il DNA.
    Uno studio condotto nel 2001 all’Harvard School of Public Health ha rilevato che un alto introito di calcio derivante dai prodotti caseari può aumentare il rischio di cancro alla prostata in quanto provoca la diminuzione all’interno dell’organismo di un ormone che ha un’azione protettiva su questa ghiandola.
    Altre ricerche hanno provato il legame tra gli ormoni e altri fattori della crescita (ad esempio il fattore di crescita insulino simile) naturalmente presenti nel latte e l’aumento del rischio di tumore all’apparato riproduttivo in generale (seno, utero, ovaio, prostata).
    Il latte inoltre potrebbe contenere pesticidi e altre sostanze contaminanti e potenzialmente cancerogene.
    Il legame tra la dieta e il rischio di cancro è reale e concreto quindi eliminare latte e derivati dalla propria alimentazione può aiutare a ridurre il rischio di sviluppare alcuni specifici tipi di tumore.
  • Diminuzione dello stress ossidativo – forse non sai che i presunti benefici derivanti dall’assunzione del calcio contenuto nel latte sono stati in realtà una trovata pubblicitaria partita nei primi decenni del secolo scorso negli Stati Uniti.
    All’epoca gli allevatori di bestiame si ritrovarono, per svariate ragioni, con un surplus di produzione di latte e la necessità di smaltirlo in qualche modo.
    Nello stesso tempo le ricerche scientifiche di quegli anni avevano messo in luce la presenza di un considerevole quantitativo di calcio nel latte inducendo a ritenere che un alto consumo di questo alimento fosse benefico per la salute, in particolare delle ossa.
    Dalle stalle agli scaffali del supermercato il passo fu breve e da decenni il consumo di latte viene spacciato come il migliore presidio contro l’osteoporosi e altre sintomatologie da deficit di questo importante minerale.
    Ricerche pubblicate di recente nel British Medicine Journal (una rivista medica pubblicata settimanalmente nel Regno Unito dalla British Medical Association o BMA) hanno dimostra la correlazione tra il consumo di latte e un aumento del tasso di mortalità sie in un gruppo maschile che in un gruppo femminile.
    Inoltre questo studio ha rilevato il legame tra il consumo di latte e un aumento delle fratture ossee nelle donne.
    Le ricerche suggeriscono che questo possa essere legato alla presenza di D-galattosio, uno zucchero che influenza il processo di ossidazione e infiammazione delle cellule.
    Studi effettuati su diverse specie animali hanno evidenziato che un’esposizione cronica al D-galattosio è dannosa per la salute.
    Anche una dose minima di questo zucchero induce nell’organismo cambiamenti simili a quelli che avvengono nel naturale processo di invecchiamento inclusa un’abbreviazione dell’aspettativa di vita causata da stress ossidativo, infiammazione cronica, neurodegenerazione e indebolimento del sistema immunitario.
  • Previeni l’allergia al latte e reazioni di sensibilizzazione – l’unica vera cura per l’allergia e l’intolleranza al latte è evitare completamente di consumare questo alimento e i suoi derivati.
    Probiotici ed enzimi digestivi potrebbero essere d’aiuto nella digestione delle proteine del latte quando l’allergia è in forma lieve ma, per la maggior parte delle persone, evitare il colpevole è l’unica strada percorribile.
    Per coloro che sono intolleranti al lattosio, una scarsa o nulla presenza di lattasi nell’organismo potrebbe far sì che il lattosio non digerito arrivi nel colon causando fermentazione batterica i cui sintomi sono flatulenza, gonfiore, diarrea e nausea.
    L’allergia alle proteine del latte colpisce prevalentemente nell’infanzia e potrebbe interessare fino ad un 15% della popolazione infantile.
    Il manifestarsi di allergie alimentari nei bambini piccoli è pericoloso anche perché sensibilizza il sistema immunitario in modo anomalo e predispone quindi l’organismo a sviluppare altre allergie, alimentari e non solo, con il passare del tempo.
    Si ritiene anche che le proteine del latte consumate dalla madre in allattamento passino al bambino attraverso il latte materno.
    Per questa ragione i pediatri consigliano alle mamme in allattamento di sospendere il consumo di latte  e derivati se il bimbo presenta sintomi di intolleranza o allergia.

Come supplementare il calcio in modo sano

Il calcio è un nutriente importante di cui abbiamo bisogno in particolare per la salute di ossa, denti e unghie oltre che per il supporto di svariate funzioni che avvengono nell’organismo.
In effetti il calcio è il minerale di cui abbiamo bisogno in percentuale maggiore rispetto agli altri e questo vale in particolare nei giovani, nelle donne in gravidanza e negli anziani.

Il calcio serve anche a tenere sotto controllo nel sangue i livelli di altri minerali come il magnesio, il fosforo e il potassio dato che questi elementi si controllano e bilanciano a vicenda.

E’ purtroppo ancora molto forte la convinzione che mangiare latte e derivati sia l’unico modo per assumere le quantità di calcio di cui abbiamo bisogno e che, di conseguenza, eliminare questi alimenti dalla dieta sia controproducente.
Come abbiamo visto invece è vero il contrario ed è necessario rivolgersi ad altre fonti di calcio più sane che lo contengano in una forma biodisponibile (cioè assimilabile dall’organismo).
La lista di cibi che contengono calcio comprende tra gli altri:

  • Verdure e ortaggi a foglia verde (ad esempio la famiglia dei cavoli, la cicoria, il crescione e gli spinaci)
  • Erbe e spezie da cucina come basilico, maggiorana, timo, origano, sesamo, cumino, cardamomo e menta.
  • Sardine
  • Mandorle
  • Alcuni legumi come i fagioli borlotti, i ceci e i fagioli cannellini (evita il consumo di quelli in scatola e preferisci i legumi secchi da reidratare prima del consumo o quelli freschi)
  • Semi di chia
  • Semi di lino
  • Semi di girasole (anche nella forma di proteine in polvere che trovi in vendita su Energy Foods)
  • Semi di zucca (anche nella forma di proteine in polvere che trovi in vendita su Energy Foods)
  • Chlorella
  • Erba di grano

Supplementare attraverso l’introduzione nella dieta degli alimenti appropriati è sempre preferibile all’assunzione diretta di integratori in quanto con questi ultimi è facile rischiare il sovradosaggio che in molti casi è pericoloso per l’organismo quanto il deficit del nutriente in questione.

E’ al contrario molto difficile arrivare al sovradosaggio se si fa affidamento solo all’alimentazione.

Inoltre le fonti alimentari di calcio come quelle elencate sopra contengono anche enzimi, minerali, vitamine e altri nutrienti di cui il corpo ha bisogno per una digestione ed un assorbimento ottimali dei nutrienti.

Meglio quindi utilizzare integratori e farmaci specifici solo in caso di gravi deficit di questo minerale e sotto controllo del medico o del nutrizionista.

Ci sono numerose controversie riguardo a farmaci ed integratori per il calcio.
Alcune ricerche infatti suggeriscono che il calcio presente in farmaci ed integratori possa formare delle placche nelle arterie e quindi esporre a rischio di attacco cardiaco e ictus.
Questo tipo di calcio sembra inoltre essere collegato ad un aumento del rischio di cancro in particolare al seno e alla prostata.

Gli integratori e i farmaci possono anche interagire con diversi medicinali quali antibiotici, diuretici tiazidici, digossina e fenitoina.
Il calcio assunto in dosi eccessive inoltre può aumentare il rischio di calcoli renali e interferire con l’assorbimento di altri minerali come il ferro, il magnesio e lo zinco.

Le 5 migliori alternative al latte

Decidere di eliminare latte e latticini dalla dieta come abbiamo visto è l’unico modo per essere sicuri di non incorrere negli spiacevoli effetti derivanti da intolleranza, allergia o anche semplicemente dall’essere sensibili più del normale a questa categoria di alimenti.

Il lato potenzialmente negativo di questa scelta è che si elimina dalla dieta una fonte di alcune sostanze nutritive importanti, quindi è bene sapere quali sono le alternative migliori e più salutari per effettuare la transizione ad una dieta dairy-free e non perdere l’apporto di altri nutrienti necessari all’organismo.

Latte crudo di capra – pur essendo latte animale il latte di capra presenta alcune caratteristiche interessanti che lo rendono particolarmente adatto a sostituire il latte bovino.
Il latte di capra è ricco di acidi grassi che sono molto più facilmente assimilabili per il nostro apparato digerente, in effetti questo latte ha una composizione molto simile al latte materno umano quindi ha un’alta compatibilità con il nostro organismo.
Rispetto al latte bovino le particelle di grasso sono molto più piccole e ha una concentrazione di caseina e lattosio molto inferiori.
Inoltre il latte di capra contiene caseina di tipo A2 (se vuoi saperne di più sulla caseina leggi questo articolo) mentre il latte bovino contiene prevalentemente la caseina di tipo A1 che facilmente provoca infiammazione e contribuisce all’insorgere di problemi intestinali come la sindrome del colon irritabile, il morbo di Crohn, permeabilità intestinale e coliti così come anche problemi alla pelle tipo acne e eczema e indebolimento del sistema immunitario.

Uno studio effettuato su topi nel 2004 e pubblicato sul Journal of Pediatric Gastroenterology (Giornale di Gastroenterologia Pediatrica) ha dimostrato che l’utilizzo del latte di capra come fonte proteica dopo lo svezzamento ha un effetto allergenico molto più basso rispetto al latte di mucca.
Il numero di topi che soffrivano di diarrea e altri sintomi di disturbo intestinale era significativamente più alto nel gruppo alimentato a latte bovino che non in quello nutrito con latte di capra.
Inoltre le quantità di Immunoglobulina G1 (un tipo di anticorpo) e di istamina erano molto più alte nel gruppo alimentato con latte bovino.

Il latte di capra ha un alto contenuto di calcio, fosforo, vitamina B2, potassio, vitamina A e magnesio.
E’ importante consumare latte di capra non pastorizzato.
Nel caso di patologie intestinali quali quelle sopra elencate già in corso, è necessario interrompere l’assunzione di qualsiasi tipo di latte e latticino fino a che la situazione non si sia normalizzata.

Latte di cocco – certamente una delle alternative migliori al latte animale.
In genere si pensa che il latte di cocco sia il liquido contenuto all’interno della noce, in realtà quel liquido è l’acqua di cocco.
Il latte di cocco invece si ottiene dalla frullatura e spremitura della polpa del frutto ed è completamente privo di caseina, lattosio e tracce di soia.
Ha una consistenza densa e cremosa che lo rende molto simile, nell’aspetto, al latte vaccino.

E’ ricco di grassi sani (ne può contenere una percentuale dal 17 al 24% circa a seconda della quantità di acqua usata nella lavorazione) e di proteine.
E’ anche un’ottima fonte di minerali come rame, manganese, fosforo, magnesio, ferro e potassio e facilita l’assorbimento del calcio proveniente da altre fonti da parte dell’organismo.

Ha un contenuto di zuccheri molto basso (a differenza invece dell’acqua di cocco che ne contiene una quantità piuttosto alta) ed è quindi ideale da consumare nell’ambito di un’alimentazione a basso apporto di carboidrati.
Dato l’alto contenuto di grassi il latte di cocco è un’ottima fonte di olio di cocco e consumare il latte è un modo facile di introdurre l’olio di cocco nella propria alimentazione.

Ha un alto contenuto di fibre benefiche per la salute intestinale e i grassi che contiene aiutano ad abbassare i livelli del colesterolo cattivo (LDL ossidato).

Uno studio pubblicato nel 2001 nel West Indian Medical Journal ha rilevato che gli acidi grassi a catena media (MCFA) contenuti nel latte e nell’olio di cocco costituiscono una una fonte di energia di pronto utilizzo, ottima in particolare per il cervello, e sono adatti anche ad essere utilizzati nelle diete dei bambini.

La sua consistenza cremosa e il sapore delicato lo rendono adatto ad essere utilizzato anche in cucina in svariate ricette sia dolci che salate come minestre, creme, stufati, curry, salse, smoothies, frullati e dolci naturali di vario genere.
Puoi aggiungerlo anche allo smart cappuccino o berlo così com’è.

Se lo acquisti in forma liquida accertati che non sia stato pastorizzato e non sia dolcificato o contenga oli di altro genere; inoltre acquistalo nella sua versione intera non light in quanto ti priveresti dei benefici derivanti dall’assunzione dei grassi sani che contiene.
In alternativa puoi utilizzare anche il latte di cocco in polvere di ottima qualità che trovi sul sito Energy Foods da miscelare con acqua prima dell’uso o da aggiungere direttamente a bevande, frullati, smart cappuccino, ecc.

Ghi – da non confondere con il normale burro chiarificato, il ghi è un regalo prezioso che ci arriva dalla tradizione indiana e dalla medicina Ayurvedica.
E’ importante che sia ottenuto da un burro di ottima qualità, biologico e da animali allevati al pascolo o al semi-pascolo ancora meglio se si ha la possibilità di produrlo partendo da burro di malga.

Nei negozi biologici si trovano marche di burro (di solito tedesche, svizzere o austriache) fatto da latte di mucche che almeno per una parte dell’anno vivono all’aperto e mangiano erba.
L’alimentazione ad erba conferisce al burro un bel colore giallo dorato mentre il burro di mucche che vivono in stalla tutto l’anno, è di colore bianco e contiene molta più acqua.

Secondo l’Ayurveda il ghi è l’unico alimento in grado di nutrire a fondo la nostra essenza vitale, chiamata Ojas.
Viene tradizionalmente utilizzato per l’alimentazione dei bimbi nella fase dello svezzamento, per gli anziani e i malati in quanto è un alimento estremamente digeribile e nutriente.
La medicina Ayurvedica utilizza il ghi anche come veicolante (o anupan) per i rimedi fitoterapici in quanto è in grado di trasportare i principi attivi di piante e spezie molto in profondità nell’organismo.

Un consumo quotidiano di ghi è ottimo per tutti, anche per coloro che soffrono di intolleranza o allergia al latte e derivati in quanto il ghi non contiene caseina e lattosio né sodio, carboidrati, proteine, fibre e zuccheri.
E’ ricco di vitamine liposolubili A, C, E e K e una modesta quantità di calcio.
Il ghi contiene anche antiossidanti e acido linoleico, un acido grasso noto per la sua azione protettiva contro agenti cancerogeni, placche arteriose e diabete.

Inoltre contiene acido butirrico, un acido grasso con proprietà antivirali e antitumorali ed è in grado di innalzare il livello dell’interferone, una sostanza antivirale del corpo.
L’acido butirrico riduce anche le infiammazioni e ha caratteristiche utili nella prevenzione e nel trattamento dell’Alzheimer

Puoi acquistarlo già pronto, trovi il ghi anche nel nostro Energy Shop, oppure puoi prepararlo in casa seguendo la ricetta per preparare il ghi che trovi sul blog di Energy Training.

Latte di mandorle – sono numerosi i benefici che si possono ricavare dal consumo del latte di mandorla.
Le mandorle infatti contengono fitosteroli antiossidanti, vitamine, fibre e proteine.
Il latte di mandorla contiene inoltre sostanze con effetto probiotico salutari per il microbiota intestinale e utili per la digestione e la disintossicazione dell’organismo.

Più in dettaglio le mandorle contengono diversi sali minerali tra i quali il principale è il magnesio, seguito dal calcio, ferro, potassio, rame, zinco, fosforo e manganese; le vitamine principali sono la E, presente in quantità maggiore, la A e diverse vitamine del gruppo B (B1, B2, B3, B5 e B6), oltre che beta carotene e luteina.

Uno studio condotto nel 2005 in Italia ha mostrato che, dopo lo svezzamento, il latte di mandorla può essere un valido sostituto del latte bovino per i bambini che presentano sintomi di intolleranza o allergia.
Per lo studio 52 bambini tutti con sintomi di intolleranza al latte animale vennero separati in tre gruppi alimentati con tre diversi tipi di latte non animale: latte di mandorla, formula di latte a base di soia e formula di latte a base di proteine idrolizzate.
In tutti e tre i gruppi non furono rilevate differenze nel tasso di crescita inclusi l’incremento di peso, lunghezza e circonferenza del cranio.
In alcuni dei bambini alimentati con le formule alla soia e alle proteine idrolizzate però fu rilevato lo sviluppo di una forma di sensibilizzazione secondaria che non si manifestò in nessuno dei bimbi nutriti a latte di mandorla.

Con il latte di mandorla è anche possibile produrre un kefir vegetale, utilizzando uno starter che si può acquistare nei negozi di alimenti bio e naturali, e beneficiare così degli effetti benefici per l’intestino di questa bevanda fermentata.

Puoi acquistare il latte di mandorla già pronto e, anche in questo caso, accertati che non sia pastorizzato, dolcificato e non contenga oli come girasole o mais in aggiunta.
In alternativa puoi preparare il latte di mandorla anche a casa seguendo la ricetta per preparare il latte di mandorla che trovi sul nostro blog.
Le mandorle, come tutti i semi oleosi, tendono ad essere infiammanti è quindi bene non  eccedere nel consumo del loro latte.

Kefir – sebbene il kefir sia tecnicamente un latticino, il processo di fermentazione che subisce il latte nel processo di produzione riduce significativamente la quantità di lattosio contenuta nel prodotto finale (la fermentazione cambia la struttura chimica degli alimenti) quindi il kefir può essere utile nella dieta di coloro che presentano sintomi di intolleranza al lattosio.
Meglio consumare kefir prodotto da latte di capra o eventualmente kefir vegetale ottenuto da latte di mandorla o cocco.

Uno studio pubblicato nel 2003 dal Journal of the American Dietetic Association ha rilevato che il consumo di kefir migliora la capacità dell’organismo di digerire il lattosio e che il suo consumo potrebbe quindi aiutare nel superare l’intolleranza a questo zucchero.
Ci sono anche altri benefici legati al kefir quali ad esempio la sua capacità di sopprimere i marcatori dell’infiammazione come le Immunoglobuline E, favorire la guarigione di malattie intestinali come la sindrome dell’intestino irritabile e aiutare a ricostituire la giusta densità ossea.

Fonti:

https://draxe.com/

http://acaai.org/

Libro: “Le eccezionali proprietà curative della noce di cocco” di Bruce Fife, ed. MA

Gli alimenti naturali di cui abbiamo parlato in questo articolo che trovi in vendita nello shop Energy Foods: