“L’eritritolo aumenta il rischio di infarti e ictus”.

Questo è il titolo sensazionalistico costruito a tavolino dai giornali e rilanciato di recente sul web anche da dottori, professori e dietisti.

Ma quanto c’è di vero in tutta questa storia?

Studi alla mano, vediamo di fare luce sulla questione e di comprendere in modo più preciso questa baraonda mediatica.

Partiamo dall’inizio: cos’è l’eritritolo?

Partiamo dall’inizio: cos’è l’eritritolo?

L’eritritolo fa parte dei cosiddetti dolcificanti naturali ed è quindi una salutare alternativa allo zucchero bianco, 100% vegetale.

Viene ottenuto, infatti, dalla fermentazione della frutta o del mais, con zuccheri vegetali o intensa fermentazione batterica (lieviti osmofili). 

Una volta secco e disidratato, dolcifica senza avere più alcun impatto glicemico.

Ha, infatti, un indice glicemico pari a zero, quindi non alza i livelli di zucchero nel sangue o l’insulina e non ha effetti su colesterolo e trigliceridi, per il rapido assorbimento e smaltimento tramite le urine (1).

Contiene pochissime calorie (0,24 calorie per grammo) (1) e per questo viene spesso consigliato a chi vuole ritrovare il peso forma ma anche ai diabetici e a chi soffre di candida o stitichezza.

Infine molti studi hanno dimostrato che è sicuro, non crea carie, è ben tollerato e assorbito nel corpo dall’intestino, non favorisce la disbiosi ed è secreto così com’è dai reni.

Ma allora perché ora dicono che l’eritritolo fa male e che addirittura aumenta il rischio di infarti e ictus?

Ma allora perché ora dicono che l'eritritolo fa male e che addirittura aumenta il rischio di infarti e ictus?

Lo studio in questione che ha analizzato l’eritritolo e il rischio di malattia aterotrombotica si intitola “The artificial sweetener erythritol and cardiovascular event risk” (“Il dolcificante artificiale eritritolo e il rischio di eventi cardiovascolari”) ed è stato pubblicato sulla rivista Nature Medicine (2).

Il seguente studio conclude in questo modo: “I nostri risultati rivelano che l’eritritolo è sia associato al rischio MACE (MAJOR ADVERSE CARDIOVASCULAR EVENT – eventi cardiovascolari avversi maggiori) sia favorisce una maggiore trombosi. Sono giustificati gli studi che valutano la sicurezza a lungo termine dell’eritritolo.

Da questo studio si evincerebbe una condanna severa per l’eritritolo che quindi aumenterebbe il rischio di malattie cardiovascolari.

Ma è davvero così?

No, perché lo studio presenta diversi limiti:

  1. Prima di tutto si tratta di uno studio di tipo osservazionale, quindi è stata correlata la presenza di alti livelli di eritritolo nel sangue in soggetti che già presentavano patologie cardiovascolari, senza considerare altri fattori importanti come: la dieta che seguivano, la loro qualità del sonno, l’eventuale consumo di sostanze come alcol o tabacco, lo stato di infiammazione e così via…(3)

Quello di non considerare la dieta seguita dai soggetti analizzati nello studio è un grande limite se si considera che l’eritritolo non viene assunto solo tramite l’alimentazione ma viene anche prodotto dal nostro corpo attraverso un processo noto come via del pentoso fosfato (PPP), una delle vie attraverso cui metabolizziamo il glucosio, alternativa alla glicolisi e indispensabile per produrre zuccheri a cinque atomi di carbonio (pentosi) e indirizzarli verso la glicolisi o la gluconeogenesi.

Quindi in realtà non possiamo correlare l’assunzione di eritritolo al maggior rischio di MACE, semplicemente perché i ricercatori non hanno considerato se i partecipanti allo studio consumassero regolarmente alimenti contenenti eritritolo o semplicemente lo stessero producendo da soli per via di una alimentazione squilibrata.

Cosa, fra l’altro, probabile dato che molti dei partecipanti allo studio sono stati scelti prima che l’eritritolo diventasse comune come dolcificante e che venisse impiegato in diversi prodotti. 

  1. Gli autori hanno monitorato cosa succedesse nel sangue di 8 soggetti sani dopo aver bevuto una bevanda contenente 30 g di eritritolo. Così, hanno riscontrato che il dosaggio ematico nel sangue era aumentato, ed è rimasto elevato per 2 giorni.

Cosa vuol dire questo?

Il fatto che i livelli di eritritolo rimangano ben al di sopra degli intervalli di coorte (*) per almeno un giorno dopo il consumo, suggerisce che nessuno dei pazienti consumasse eritritolo nella propria dieta e che i livelli misurati nei campioni di plasma a digiuno erano invece il risultato della produzione endogena di eritritolo (4).

Dunque lo studio non fornisce alcuna prova che l’associazione tra eritritolo circolante e MACE abbia qualcosa a che fare con l’assunzione di eritritolo nella dieta.

  1. Verso la fine dell’articolo sono gli stessi autori dello studio ad ammettere che negli studi clinici di coorte la misurazione dell’eritritolo ematico è stata fatta una sola volta e non misurata nel tempo, e che i pazienti avevano tutti già molte patologie. Concludono così: “In sintesi, i presenti studi suggeriscono che sono necessari studi che indaghino specificamente sull’impatto dell’eritritolo e dei dolcificanti artificiali in generale, con un’adeguata durata del follow-up per risultati clinicamente rilevanti.

Dunque loro stessi ammettono che sono necessari altri studi con un’adeguata durata del follow-up per arrivare a “risultati clinicamente rilevanti”.

Non c’è causalità

Da tutti questi enormi limiti allo studio, si evince che è vero che potrebbe esistere una correlazione fra eritritolo e maggior rischio di infarti e ictus ma non c’è una causalità, nel senso che non è detto che l’eritritolo sia la causa che aumenta il rischio di incidenza di malattie cardiovascolari.

Perché?

Proprio perché l’eritritolo non viene assunto solo tramite la dieta ma viene prodotto anche autonomamente dal nostro corpo, tramite la via del pentoso fosfato (PPP).

Invece l’eritritolo sierico (quello prodotto in maniera endogena dal nostro corpo e la cui sintesi viene accentuata anche da stress ossidativo, infiammazione e malattie varie) è considerato un biomarcatore predittivo dello sviluppo di malattie croniche e delle complicanze. 

Ma la cosa più interessante riscontrata da diversi studi è che i livelli di eritritolo sierico vengono aumentati da alti livelli di glucosio e di stress ossidativo, che sono proprio due fattori fondamentali nell’insorgenza delle malattie cardiometaboliche (5).

Questi dati suggeriscono che la produzione di eritritolo da parte del corpo aumenta proprio, guarda caso, a causa di stress ossidativo, infiammazione, diabete, obesità e una serie di altri disturbi sistemici e metabolici che influiscono anche sul rischio cardiovascolare.

Gli esperimenti hanno dato scarsi risultati

Gli esperimenti hanno dato scarsi risultati

Nonostante gli sforzi degli autori per trovare un nesso di causalità fra consumo di eritritolo e maggior rischio di malattie cardiovascolari, gli esperimenti fatti sui topi hanno dato scarsi risultati.

Gli addetti ai lavori sanno, infatti, che gli esperimenti sui topi non sono significativi nel caso di malattie cardiovascolari umane perché la biologia lipidica dei roditori è molto differente rispetto a quella degli esseri umani e, a differenza degli esseri umani, i topi non sviluppano quasi mai malattie coronariche.

Inoltre gli esperimenti in vitro sono spesso ancora meno affidabili come modello perché mancano di un contesto onnicomprensivo di tutto il corpo.

Infine, il plasma ricco di piastrine analizzato dai ricercatori non è rappresentativo della concentrazione di piastrine normalmente presente nel sangue umano.

Quindi non solo i ricercatori avevano bisogno di utilizzare concentrazioni molto alte di eritritolo per vedere un effetto sull’aggregazione piastrinica, ma avevano anche bisogno di concentrazioni estremamente elevate di piastrine (4).

Conclusione

Lo studio che vedrebbe un nesso fra il consumo di eritritolo e il rischio di patologie cardiovascolari è fallace perché presenta diversi limiti.

Infatti non ci sono evidenze sulla correlazione tra l’assunzione dell’eritritolo nella dieta e l’aumento del rischio di infarti e ictus.

Quello che si evince (già noto da precedenti studi) è che l’eritritolo sierico è un buon marcatore dello sviluppo di malattie croniche e delle complicanze. 

In un’ampia coorte prospettica di uno studio pregresso, infatti, l’eritritolo sierico basale era elevato nei soggetti che avevano sviluppato malattie cardiovascolari o diabete mellito di tipo 2 fino a 20 anni dopo.

Da un altro studio che aveva confrontato pazienti con fattori di rischio cardiovascolare, si era riscontrato che l’eritritolo sierico era significativamente elevato in coloro che avevano sviluppato un’effettiva malattia coronarica (6).

Al fine di evitare ambiguità, è bene dunque sempre tenere a mente la differenza fra eritritolo sierico ed eritritolo che viene introdotto con la dieta.

L’eritritolo usato come valida alternativa allo zucchero bianco o agli altri dolcificanti artificiali è consigliato, sempre utilizzando il buon senso, come per qualsiasi altro cibo ed ingrediente.

D’altronde anche lo studio ha concluso che “sono giustificati gli studi sulla sicurezza a lungo termine dell’eritritolo”, anche alla luce dei tanti benefici osservati.

Ti ricordo, però, di preferire sempre eritritolo proveniente al 100% dalla fermentazione del mais (come quello dello shop SAUTÓN), che è ben diverso dal prodotto normalmente in commercio ottenuto invece tramite procedimento industriale e mescolato con altri dolcificanti come il fruttosio (che, in grandi quantità, danneggia il fegato).

Esistono poi altri dolcificanti naturali altrettanto benèfici per la salute che puoi usare per sostituire lo zucchero bianco e gli altri dolcificanti artificiali.

Note:

(*) Studio di coorte: “studia una coorte, cioè un gruppo che sperimenta un dato evento, in un periodo selezionato, e lo studia ad intervalli di tempo. Permette di rilevare i possibili fattori di rischio di una popolazione, ed il suo follow-up.

Fonti:

  1. Erythritol: an interpretive summary of biochemical, metabolic, toxicological and clinical data” (1)
  2. The artificial sweetener erythritol and cardiovascular event risk” (2)
  3. Health effects of erythritol” (3)
  4. More hype than substance: erythritol and cardiovascular risk” (4)
  5. Regulation of Erythritol Metabolism, a Biomarker of Cardiometabolic Disease” (5)
  6. “Erythritol synthesis is elevated in response to oxidative stress and regulated by the non-oxidative pentose phosphate pathway in A549 cells” (6)

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