In un precedente articolo abbiamo visto che cos’è la permeabilità intestinale e quali sono i suoi possibili sintomi.
In questo secondo articolo dedicato a questo importante argomento cerchiamo di capire quali sono i cibi presenti nell’alimentazione quotidiana moderna che sono tra le cause di questa sindrome e anche quali comportamenti e abitudini possono contribuire all’insorgere o all’aggravarsi del problema.
I principali colpevoli della permeabilità intestinale
Le cause più importanti della permeabilità intestinale sono essenzialmente quattro:
- Una dieta squilibrata e povera di nutrienti
- Stress cronico
- Sovraccarico di tossine
- Squilibrio e impoverimento del microbiota intestinale
Gli elementi più comuni, presenti nei cibi di uso quotidiano, che danneggiano la parete dell’intestino sono le proteine dei cereali, gli zuccheri, i cibi processati e i vegetali OGM, il latte pastorizzato e suoi derivati.
Perché cereali, glutine e zuccheri ci fanno male?
Il problema con i cereali è che contengono grandi quantità di antinutrienti (si definiscono in questo modo quegli elementi che bloccano l’assunzione da parte dell’organismo di altre sostanze nutritive) che sono i fitati, le lectine e il glutine.
I fitati
I fitati, ai quali ci si riferisce anche con la definizione di acido fitico, ostacolano l’assorbimento di alcuni importanti minerali (calcio, ferro, magnesio e zinco) e si trovano largamente presenti oltre che nei cereali anche nei legumi e nei semi oleosi (mandorle, nocciole, noci, ecc).
Sono concentrati nei semi e nelle parti fibrose e, per quanto riguarda i semi oleosi, nella sottile pellicina che ricopre direttamente il seme, per questo motivo sono abbondanti soprattutto negli alimenti integrali mentre sono praticamente assenti in quelli raffinati.
La crusca, ad esempio, è ricchissima di fitati e per questo motivo i nutrizionisti oggigiorno ne sconsigliano l’uso come integratore di fibre.
La pratica, che consigliamo nel SAUTÓN Approach, di mettere in ammollo per alcune ore semi oleosi, cereali integrali e legumi in acqua e limone o aceto aiuta a ridurre il quantitativo di acido fitico presente nell’alimento anche se non lo elimina completamente.
Si tratta di un’usanza antica che viene citata anche negli antichi testi ayurvedici (in epoca in cui il microscopio era ancora ben lontano dall’essere inventato).
Le lectine
Le lectine sono delle proteine presenti oltre che in cereali e legumi anche in molte altre categorie di cibi tra cui i latticini, i frutti di mare e gli ortaggi della famiglia delle solanacee (pomodoro, patata, melanzana e peperone).
Le lectine sono parte del sistema difensivo che le piante hanno sviluppato per proteggere i propri semi dai predatori (uccelli, roditori, muffe, parassiti e naturalmente anche l’uomo).
Dato che i legumi e i chicchi dei cereali sono essenzialmente la “prole” della pianta, questa ha sviluppato un meccanismo di difesa per evitare di essere mangiata e assicurarsi il massimo delle probabilità di sopravvivenza.
Un’ottima notizia per la pianta che però è una pessima notizia per noi.
Le lectine infatti tendono ad attaccarsi alle pareti dell’intestino e con l’andare del tempo le danneggiano e causano infiammazione.
Proprio perché le lectine si trovano in molte categorie di alimenti il nostro organismo ha sviluppato la capacità di digerirle senza riportare danni purché se ne consumino in quantità ridotte.
Il problema si presenta quando si assumono alimenti che contengono un’alta concentrazione di lectine, come appunto i cereali, e molto di frequente come purtroppo accade da decenni in particolare nell’alimentazione occidentale moderna.
Il glutine
Il glutine è un composto proteico che si origina dall’unione di due proteine la prolammina (o gliadina nel caso del frumento) e la glutenina ed è presente principalmente nei cereali in primis grano e frumento ma anche farro, orzo, segale, kamut e avena.
Il seitan, che tanto di frequente entra nelle diete vegetariane e vegane è particolarmente dannoso, poiché che si tratta in sostanza di un impasto proteico che ha come base proprio il glutine.
Il glutine (dal latino “gluten” cioè colla) è quella parte del cereale grazie alla quale è possibile trasformare la farina in un impasto compatto, farla lievitare e ricavarne poi svariati prodotti da forno che tutti ben conosciamo.
Anche nel caso del glutine l’organismo umano ha sviluppato nel tempo la capacità di digerirne senza danni piccole quantità, il problema però è che il grano e il frumento moderni (ricavati dai grani antichi con alterazioni genetiche e tecniche di ibridazione che hanno modificato profondamente le strutture originarie delle piante) contengono quantità di glutine di molte volte superiore rispetto al cereale così come è stato progettato dalla natura.
Queste tecniche di manipolazione genetica e di ibridazione sono nate e si sono sviluppate con l’intento dichiarato di creare dei cereali che fossero più resistenti, più produttivi e si adattassero sempre meglio alle necessità di industrializzazione degli alimenti.
Le conseguenze sulla salute umana che ai tempi, per svariati motivi (interessi economici, sottovalutazione del problema e forse anche un certo livello di presunzione), non sono state prese in considerazione si stanno ora facendo sempre più presenti e pressanti.
È importante comprendere che il glutine non è dannoso solo per i celiaci o quelle persone che hanno verso di esso una particolare sensibilità.
Si tratta infatti di una sostanza che, oltre ad essere indigesta, agisce direttamente sulla mucosa intestinale favorendo la produzione di zonulina (ne abbiamo parlato anche nell’articolo introduttivo alla permeabilità intestinale) una proteina che modula la permeabilità delle giunzioni intestinali.
Quando la zonulina è in eccesso le giunture delle pareti intestinali cominciano ad allentarsi con tutte le conseguenze che abbiamo già visto nell’articolo precedente.
Questo accade indiscriminatamente all’intestino di tutti non solo a coloro che sono particolarmente sensibili o ai celiaci.
Ecco perché un consumo moderato e non quotidiano di prodotti ottenuti con farine da grani antichi o piuttosto con farine da cereali che naturalmente non contengono glutine è altamente preferibile e consigliabile.
Gli zuccheri
Gli zuccheri di qualunque tipo compresi quelli considerati più salutari come lo zucchero di canna, lo zucchero integrale, gli zuccheri della frutta ecc., oltre a stimolare il picco glicemico e quindi la produzione di insulina e di conseguenza a promuovere la comparsa di uno stato infiammatorio generale, sono il cibo preferito di parassiti, lieviti e vermi intestinali che, trovando grande disponibilità di zuccheri, proliferano a dismisura a scapito del microbiota intestinale sano, lasciano quindi l’intestino privo di batteri buoni e con il tempo danneggiano in maniera molto pesante le pareti intestinali.
Cibi processati e OGM
I cibi processati e gli OGM, in altre parole tutti quei cibi troppo lavorati e che hanno subito trasformazioni e trattamenti come tutti i cibi pronti, i cibi precotti, i prodotti surgelati che nella stragrande maggioranza dei casi contengono alte quantità di grassi di cattiva qualità, sale, zuccheri, aromi artificiali, esaltatori di sapidità e conservanti oltre che consistenti tracce di glutine e di allergeni come arachidi, soia, crostacei, ecc.
Anche i cibi OGM, in particolare i vegetali, possono costituire un grosso problema per la salute sul medio e lungo termine quindi meglio evitare il più possibile questo tipo di alimenti.
Quando si acquistano cibi pronti in negozi o supermercati biologici non dare mai per scontato che siano necessariamente più sani dei loro corrispondenti da supermercato normale; si tratta sempre e comunque di cibi conservati e che sono stati in un modo o nell’altro lavorati, se proprio non si può fare a meno di acquistarli cercare almeno di evitare l’uso frequente e controllare sempre l’etichetta: in presenza di ingredienti sospetti e potenzialmente dannosi meglio lasciarli sullo scaffale.
Ne guadagneranno sia la salute che il portafoglio.
Anche i latticini fanno (purtroppo) la loro parte
Nel caso dei latticini un aspetto del problema è legato al latte pastorizzato e ai suoi derivati in quanto il processo di pastorizzazione distrugge gli enzimi vitali che sono naturalmente presenti nel latte e hanno lo scopo di renderne possibile la digestione da parte dell’organismo.
Il latte integro contrariamente a quanto spesso si crede è un alimento pesante da digerire perché, essendo destinato al cucciolo nella sua fase di crescita, è molto ricco e nutriente.
Il latte infatti, oltre ad una certa percentuale di acqua, contiene in primis un’alta quantità di grassi poi zuccheri, proteine, enzimi, ormoni, vitamine e molte altre sostanze necessarie alla crescita del piccolo.
Si tratta quindi di un alimento che per essere digerito efficacemente dal cucciolo deve contenere gli enzimi digestivi che la natura ha progettato proprio a tale scopo cioè quegli stessi enzimi che vengono invece distrutti dal processo di pastorizzazione al quale viene sottoposto il latte che si trova comunemente in commercio.
Inoltre non bisogna sottovalutare gli aspetti legati all’enzima lattasi e al consumo di latte di una specie animale diversa.
Nei primi mesi della vita extrauterina l’organismo dei mammiferi produce naturalmente l’enzima lattasi che ha proprio lo scopo di aiutare l’organismo del piccolo a digerire il latte materno.
Il corpo sarebbe progettato per ridurre e poi smettere naturalmente di produrre questo enzima con l’avvicinarsi del momento dello svezzamento dato che, finita la prima fase della crescita, il latte materno non è più necessario e il cucciolo viene introdotto gradualmente ad altri cibi specifici alla sua specie animale di appartenenza.
Noi esseri umani siamo l’unica specie animale che consuma latte e derivati (oltretutto provenienti da una specie animale diversa) anche in età adulta costringendo il nostro organismo a continuare a produrre l’enzima lattasi ben oltre il periodo in cui è naturalmente progettato per farlo.
Questo enzima nei mammiferi si trova localizzato, non a caso, presso le pareti dell’intestino tenue e la sua riduzione o mancanza è direttamente legata all’intolleranza al lattosio cioè alla ridotta capacità di assorbimento e digestione di questo zucchero del latte.
Il fatto è che la lattasi da un certo punto in poi non è previsto che sia presente nell’organismo in quanto un mammifero adulto (con buona pace degli adoratori di gorgonzola, taleggio e formaggi francesi) non ha naturalmente necessità di consumare questa categoria di alimenti per vivere.
Il tipo di caseina conta
I composti proteici contenuti nel latte sono suddivisi in beta-caseine di tipo A1 e beta-caseine di tipo A2.
Le beta-caseine di tipo A2 sono quelle che gli animali producevano naturalmente prima che iniziasse l’attività di domesticazione da parte dell’uomo.
Le caseine di tipo A1 sono considerate caseine di nuova generazione che, forse a causa di modificazioni genetiche avvenute negli animali come conseguenza dell’attività di allevamento da parte dell’uomo, hanno subìto delle alterazioni nella struttura originaria delle proteine.
Le caseine di tipo A2 sono più facilmente digeribili dall’organismo umano e questo è probabilmente riconducibile al fatto che gli umani si sono evoluti con la capacità di produrre gli enzimi adatti a digerire il latte di tipo A2 mentre non siamo in grado di metabolizzare altrettanto bene le beta-caseine A1 in quanto queste ultime sono comparse nella catena alimentare in tempi molto più recenti.
Per approfondire meglio questo argomento ti consiglio di leggere l’articolo dedicato alla caseina.
Per non dire addio al gorgonzola…e a tutti gli altri
Latte e derivati, insieme a tutte le altre categorie di alimenti viste in precedenza, sono da eliminare, in caso sia confermata la presenza di permeabilità intestinale, fino ad avvenuta guarigione.
La buona notizia è che l’intestino ha altissime capacità di rigenerazione quindi, se si segue la dieta appropriata con il supporto dei giusti rimedi naturali, è possibile guarire anche in tempi relativamente brevi.
Questo non significa che passato il periodo critico ci si può ributtare a capofitto nel consumo smodato e scriteriato dei cibi che avevamo eliminato.
Nel caso di latte e derivati un possibile compromesso, per non dover rinunciare completamente al loro consumo, può essere quello di:
- Ridurre quantità e frequenza (una o due volte a settimana al massimo)
- Consumare prevalentemente formaggi senza lattosio e da latte crudo (ad esempio il Parmigiano con stagionatura dai 36 mesi in su)
- Privilegiare il consumo di latte e derivati da animali che producono naturalmente caseina di tipo A2 cioè, alle nostre latitudini, capra e pecora
- Se proprio non se ne può fare a meno, consumare prodotti caseari convenzionali solo occasionalmente e in quantità moderate.
Altri fattori che causano la permeabilità intestinale
- Stress cronico
- Tossine
- Disbiosi intestinale
Stress cronico
Indebolisce il sistema immunitario compromettendo la sua capacità di combattere batteri nocivi, parassiti, virus, e altri organismi che causano infiammazione e portano alla permeabilità intestinale.
Per ridurre lo stress è importante lavorare sulla propria routine quotidiana cercando, il più possibile, di rispettare i tempi dell’organismo (a questo proposito ti consiglio la lettura dell’articolo sull’Orologio degli Organi secondo la Medicina Tradizionale Cinese), cenare presto e leggero, non andare a dormire tardi, inserire attività ricreative e rilassanti nella propria giornata e curare anche la qualità delle proprie relazioni sociali.
Tossine
Ogni giorno veniamo in contatto con una miriade di sostanze tossiche che ci aggrediscono continuamente sia fuori casa che dentro le mura domestiche.
Tra gli aggressori più dannosi troviamo sostanze chimiche di vario tipo come detersivi, detergenti, solventi e vernici, cosmetici, pesticidi, farmaci (in particolare antibiotici, farmaci anti-steroidei, aspirina, ecc.), acqua del rubinetto (dannosa a causa della presenza di cloro e fluoro).
Meglio sostituire l’acqua del rubinetto con una buona acqua minerale o installare un depuratore, limitare il più possibile l’uso di farmaci e l’esposizione ad altri prodotti tossici e utilizzare rimedi fitoterapici naturali per ridurre l’infiammazione dell’organismo.
Disbiosi intestinale
Una delle maggiori cause di permeabilità intestinale è la disbiosi intestinale cioè una condizione per cui all’interno dell’intestino c’è un equilibrio alterato tra batteri buoni e batteri nocivi (ovviamente a favore di questi ultimi).
Ci sono persone che soffrono di disbiosi sin dalla nascita ad esempio in caso siano nate con un parto cesareo (il passaggio del bimbo attraverso il canale vaginale durante il parto è fondamentale in quanto in questo modo la madre passa al piccolo i primi batteri buoni che inizieranno successivamente a colonizzare l’intestino del neonato), oppure in caso la madre avesse lei stessa una condizione di microbiota alterato o comunque non sano al momento del parto.
In tutti gli altri casi le cause più comuni sono, come abbiamo visto in precedenza, l’esposizione a diversi tipi di tossine e la carenza nella dieta di cibi ricchi di probiotici.
Cosa accade al cervello quando l’intestino perde
Le sostanze che abbiamo elencato in precedenza al momento in cui oltrepassano la barriera intestinale ed entrano nel flusso sanguigno possono arrivare al cervello ed agire su di esso come fossero degli oppiacei.
Un tipico esempio di questo effetto è dato dagli sbalzi umorali di bambini ed adulti affetti da autismo; in questi casi una dieta priva di glutine e latticini si è dimostrata efficace nel ridurre significativamente queste manifestazioni.
Questa è anche la ragione per cui la sindrome da permeabilità intestinale è stata collegata anche ad altro disordini psicologici come ansietà, depressione e sindrome bipolare.
Ecco perché in molti di questi casi guarire l’intestino significa guarire anche il cervello.
Uno studio effettuato nel 2017 illustra molto bene questa correlazione.
Un gruppo di ricercatori ha esaminato 44 persone affette da sindrome dell’intestino irritabile che manifestavano stati di ansia e depressione in forme da lievi a medio intense.
A metà di questo gruppo sono stati dati dei probiotici (nel caso specifico si trattava del Bifidobacterium longum NCC3001), mentre l’altra metà ha assunto solo un placebo.
Rispetto al gruppo che aveva assunto il placebo, più della metà dell’altro gruppo di pazienti ha sperimentato a livello psicologico un significativo miglioramento.
In un prossimo articolo vedremo in dettaglio quali sono i passi da fare per guarire l’intestino, la dieta da adottare e i rimedi naturali che si possono assumere per supportare il processo di guarigione.
Leggi anche: Sindrome da permeabilità intestinale: che cos’è, sintomi, diagnosticarla
Fonti
- http://www.mercola.com/
- http://www.draxe.com/
- http://www.joyfulbelly.com/
- “Perfect Health Diet” di Paul e Shou-Ching Jaminet, ed. SCRIBE
- “Dieta zero grano” di William Davis, ed. Mondadori
claudia 6 Gennaio 2018
Salve,
in questo articolo si dice che le lectine e il glutine siano presenti in diverse categorie di alimenti, ma non vengono citati i semi, che invece sono ricchi di fitati.
Allora mi chiedo come mai sperimento una certa difficoltà digestiva di questi, se contengono solo fitati che di per sè non sono indigesti e riducono solo l’assorbimento di minerali?
Quanti e come semi e frutta secca vanno consumati giornalmente da un vegetariano? E durante o lontano dai pasti principali?
Poi un’altra cosa che non mi è chiara è la questione lectine di cui sono ricchi cereali e legumi: questo vale anche per gli pseudo cereali senza glutine? Per i fitati invece basterebbe acquistarli decorticati o sbaglio?
Infine l’articolo cita i problemi della caseina e lattosio. Su altri siti però leggo che la stagionatura è in grado di eliminare entrambi senza problemi, o comunque ridurli drasticamente perchè ogni molecola ha una sua “vita”. Di conseguenza basterebbe scegliere un formaggio da latte crudo di capra/pecora biologico e stagionato per consumarli giornalmente senza problemi…
Grazie per la disponibilità.
Cordialità
Franca Branda 8 Gennaio 2018
Ciao Claudia,
il riferimento ai semi oleosi in effetti non l’avevo inserito per dimenticanza e ho provveduto ad aggiornare l’articolo.
Ti ringrazio per avermelo segnalato.
Se tu sperimenti una particolare difficoltà a digerire i semi oleosi questo potrebbe essere legato alla presenza in questa categoria di particolari tipi di zuccheri, i cosiddetti FODMAP, che non vengono digeriti nell’intestino tenue e finiscono per arrivare nel colon dove fermentano e favoriscono la produzione di gas e la proliferazione di batteri nocivi.
Se, come deduco dalla tua domanda, sei vegetariana è anche possibile che tu ne abbia abusato in passato (come spesso accade ai vegetariani) e che questo ti abbia reso particolarmente sensibile al limite dell’intolleranza; in altre parole il tuo corpo forse sta cercando di dirti che dovresti eliminarli per un po’ di tempo o almeno ridurli drasticamente cosa che io personalmente ti consiglierei di provare a fare per vedere come reagisce il tuo organismo.
I semi oleosi sono anche molto infiammanti e il primo a soffrirne è proprio l’intestino.
Nel tuo caso specifico come ho già detto valuta se non sia il caso di sospenderne il consumo almeno per un po’.
In generale comunque meglio consumarli alla fine del pasto, mai da soli, e in piccole quantità (ad esempio cinque o sei mandorle senza pelle e precedentemente ammollate in acqua).
Acquistare legumi decorticati aiuta ad eliminare buona parte dell’acido fitico che contengono anche se non risolve del tutto, anche in questo caso si tratta di trovare un equilibrio tra frequenza di consumo e quantità.
Presumo che parlando di pseudo cereali tu ti riferisca in particolare alla quinoa che non è esente da problemi in quanto contiene un alta percentuale di saponine (degli antinutrienti) anch’esse in grado di danneggiare la parete intestinale., Oltre alla quinoa, tra i cereali, le saponine sono presenti anche nell’amaranto e nell’avena.
Quanto ai legumi contengono sia lectine che saponine quindi bisogna fare doppiamente attenzione.
Per limitare il contenuto di saponine vale la regola dell’ammollo per alcune ore del cereale che deve poi essere risciaquato accuratamente prima della cottura.
Riguardo alla questione della caseina anche in qeusto articolo infatti consiglio di privilegiare il consumo di latticini bio di pecora o capra.
Se vuoi approfondire l’argomento ti segnalo un articolo uscito poche settimane fa http://www.energytraining.it/caseina/.
Spero di esserti stata utile.
Un cordiale saluto.
Michele 6 Gennaio 2018
Articolo molto interessante. Grazie per aver condiviso l’informazione
Franca Branda 7 Gennaio 2018
Ciao Michele e benvenuto sul blog,
grazie a te per l’interesse che dimostri nel seguire i nostri articoli.
Un cordiale saluto.
marco 6 Gennaio 2018
Molto interessante, complimenti
Grazie
Franca Branda 7 Gennaio 2018
Ciao Marco e benvenuto sul blog.
Sono felice che l’articolo abbia stimolato il tuo interesse.
Un cordiale saluto.
Valeria 6 Gennaio 2018
Vorrei sapere come combattere elicobatteri presente nello stomaco..grazie. Valeria
Franca Branda 8 Gennaio 2018
Ciao Valeria,
benvenuta sul blog.
La tua domanda è un po’ generica ed è difficile dare consigli mirati senza qualche dettaglio in più.
Tieni conto inoltre che non siamo medici quindi se tu o una persona a te vicina avete problemi con l’H. pilori la prima cosa che ti posso consigliare, se già non l’avete fatto, è di consultarvi con un medico di vostra fiducia.
Certamente se ad una eventuale terapia medica si abbina anche una revisione dell’alimentazione i risultati che si ottengono sono migliori e più duraturi nel tempo.
Se il proprio stile alimentare prevede il consumo massiccio di alimenti (carboidrati in primis) che favoriscono la proliferazione incontrollata di batteri nocivi è chiaro che un cambiamento alimentare è necessario.
Potresti valutare, per te o la persona in questione, l’iscrizione al programma in 8 settimane oppure di richiedere una consulenza con uno degli Energy Trainer per farsi guidare nella messa in pratica di un’alimentazione più sana e consapevole.
Un cordiale saluto.
Tommaso 6 Gennaio 2018
Articolo molto interessante ed utile.E’ veramente incredibile quanto avviene nel nostro corpo con i prodotti che assumiamo normalmente. Bisognerebbe aggiornarsi continuamente e mettere in pratica ciò che è più utile e necessario senza conseguenze negative per il nostro corpo e vivere meglio la nostra vita,
Franca Branda 7 Gennaio 2018
Ciao Tommaso e benvenuto sul blog.
Non potrei essere più d’accordo con te.
INformarsi e tenere gli occhi aperti sono passaggi fondamentali per recuperare la consapevolezza e la salute.
Continua a seguirci.
Un cordiale saluto.
Massimo 6 Gennaio 2018
Molto interessante, grazie! Credo che la salute dell’intestino sia alla base di qualsiasi problema fisico, spero di leggere presto l’articolo che dà consigli per riequilibrare l’intestino…
Franca Branda 7 Gennaio 2018
Ciao Massimo e benvenuto sul blog.
Sono lieta che l’articolo abbia stimolato il tuo interesse.
Continua a seguirci!
Un cordiale saluto.
Luca 7 Gennaio 2018
Complimenti per l’articolo!
Vorrei però chiedere.
1)Anche se apparentemente a me le solanacee non danno problemi (io digerisco pure le pietre…), cerco di limitarle: premesso che non mangio glutine, che mangio pochi latticini (praticamente solo Parmigiano stagionato a lungo), che mangio pochi/pochissimi cereali senza glutine (come mais e riso) e legumi, più o meno qual è la quantità massima di solanacee tollerabile nell’arco di una settimana??
2)A me piacciono moltissimo i pomodori, anche fuori stagione, ma cerco di limitarli: ho letto che però il pomodoro maturo cotto non dà più problemi. E’ proprio così??
Ringrazio in anticipo per la risposta.
Franca Branda 8 Gennaio 2018
Ciao Luca,
sono lieta che l’articolo sia di tuo gradimento.
Riguardo alle tue domande:
1) Da quello che descrivi hai già delle abitudini alimentari piuttosto buone e ti faccio i miei complimenti per questo.
Le solanacee non sono fondamentali per vivere e un loro consumo massiccio certamente è da evitare.
Se non hai particolari problemi a livello digestivo o intestinale e non sono presenti sintomi come ad esempio rush cutanei, acne, problemi di pelle in genere, gastrite e altri segni di infiammazione o di intolleranze alimentari allora un consumo in quantità moderata e occasionale ci può anche stare nel quadro di una dieta equilibrata.
Io eviterei di andare oltre una volta a settimana, se poi riesci a consumarle con una frequenza minore anche meglio magari relegandole a verdure di contorno in occasione di qualche cena fuori (dato che le classiche verdure grigliate che servono al ristorante in genere sono quasi tutte solanacee).
2) IL pomodoro, oltre al fatto di essere una solanacea, è anche molto infiammante soprattutto se crudo ma anche cotto non è comunque un alimento di cui si può abusare.
Quindi anche in questo caso meglio limitarne il consumo a qualche occasione. Anche per l’Ayurveda (la medicina tradizionale indiana) il pomodoro è un alimento da “prendere con le molle” in quanto tende a provocare ed esasperare condizioni di infiammazione nell’organismo tanto più se sei giò di partenza una persona che tende al calore e all’infiammazione.
Spero di esserti stata d’aiuto.
Un cordiale saluto.
roberta 7 Gennaio 2018
fantastico era cio che cercavo.GRAZIE.unico problema i cereali,e’ difficilissimo non utilizzarli,serve vs consiglio.Pane sento una gran desiderio di pane….sempre.Ho trovato pane con farina di riso e lievito madre……che dite?
grazie e buon lavoro
Franca Branda 8 Gennaio 2018
Ciao Roberta,
sono lieta che l’articolo ti sia stato utile.
Riguardo al tuo costante desiderio di pane (un desiderio che presumo si estenda anche ad altri prodotti da cereali) può essere lo specchio di un’alimentazione povera di grassi sani e proteine che ti spinge a cercare nei cereali la soddisfazione e l’energia di cui in effetti il tuo corpo è privo.
Sostituire il pane classico con il pane di farina di riso o di qualsiasi altra farina e che sia con lievito madre oppure no come puoi intuire non è la soluzione ma anzi ti tiene ancorata al problema.
Io stessa ho vissuto, per molta parte della mia vita, in una condizione di fortissima dipendenza da carboidrati e zuccheri e so per esperienza personale che quando finalmente si inizia ad integrare nella dieta buone quantità di grassi sani e proteine ogni giorno l’attaccamento ai cereali e agli zuccheri progressivamente si attenua fino a scomparire.
Non è impossibile vivere senza cereali, tutt altro, si tratta solo di fare i passi giusti per interrompere la dipendenza fisica e mentale.
Fatto questo passaggio nulla vieta di consumare di tanto in tanto una pizza con gli amici o un pezzo della lasagna di mammà purché sia fatto con consapevolezza e senza che questo vada ad incidere sulla nostra salute.
Se pensi possa esserti utile valuta anche la possibilità di iscriverti al Programma di Trasformazione in 8 settimane o di richiedere una consulenza con uno dei miei colleghi Trainer che ti saprà guidare in questo percorso.
Un cordiale saluto.
Augusta 8 Gennaio 2018
Ciao Franca, allora anche il pane bio lievitato pasta madre è demineralizzante per l’organismo?
Spero anch’io di vedere presto il vostro articolo volto al positivo cioè su cosa fare per evitare la permeabilità intestinale, quali sono i cibi da usare visto che quelli da “eliminare” ce li avete descritti..
Grazie mille davvero!
Franca Branda 10 Gennaio 2018
Ciao Augusta,
il fatto che il pane sia bio e lievitato con pasta madre non costituisce un vantaggio rispetto ad altri tipi di pane.
Se fatto con farina bianca di grano o frumento alza la glicemia, danneggia l’intestino a causa del contenuto di glutine e in cambio non fornisce nemmeno nutrienti dato che la farina è raffinata.
Se invece si consuma il pane integrale i problemi glicemia e glutine rimangono (se si tratta di farine di cereali contenenti glutine) inoltre, dato che la farina integrale non può essere messa in ammollo si finisce per fare il pieno di acido fitico.
Il pane da farine di cereali non contenenti glutine elimina solo uno dei problemi collegati all’uso di questo alimento.
Se si trattasse di un consumo occasionale non sarebbe poi così grave ma se il consumo è quotidiano e magari più volte al giorno (come di solito avviene nell’alimentazione dell’italiano medio e non solo) capisci che il problema diventa serio.
Inoltre anche la presenza del lievito non è un vantaggio in quanto questo può causare fermentazione anomala e disturbare la flora batterica intestinale.
Il punto è sganciarsi da questo tipo di alimenti, che creano dipendenza e fanno più danni di quanto si immagini, e una volta che si è superato l’attaccamento fisico e mentale farli diventare una presenza occasionale sulla tavola stando sempre attenti che anche un consumo sporadico non ci riporti poi indietro ad una condizione che è di vera e propria schiavitù.
Un cordiale saluto.
Giovanni 31 Luglio 2018
Io seguo i consigli di Francesca fin da quando c’era il sito miglioriamoci.it e mi sono stati utilissimi per capire che alcuni alimenti era meglio abbandonarli (o ridurli al massimo). Dopo anni e anni che bazzico in questo campo posso dire che Francesca e il suo staff sono davvero delle persone in gamba, e l’esperienza accumulata è pazzesca. In questo ed altri articoli ci sono delle verità che quasi nessun medico rivela ai propri pazienti. io sono anni che non vado dal medico e 12 anni che non prendo alcun farmaco. Sarà solamente fortuna???
Maria Pia Festini 31 Luglio 2018
Ciao Giovanni,
grazie da parte di Francesca e di tutto lo staff per i tuoi apprezzamenti. Complimenti per il tuo percorso e la consapevolezza raggiunta. Un caro saluto
Luisa 21 Febbraio 2019
Devo dire che la maggior parte delle cose nel test mi corrisponde
Maria Pia Festini 21 Febbraio 2019
Ciao Luisa,
grazie del tuo feedback!
andrea 28 Settembre 2021
Buongiorno, sarebbe possibile avere un consulto privato?
Maria Pia Festini 28 Settembre 2021
Ciao Andrea,
puoi prenotare una o più consulenze con un nostro coach certificato, su questa pagina. Un caro salutohttps://www.thesautonapproach.it/consulenze/