Perché è così difficile cambiare abitudini?
Perché desideriamo fare dei cambiamenti nella nostra vita, siamo perfettamente consapevoli che sarebbero giusti e sacrosanti per noi, ma non riusciamo a compiere quel passo?
Rimandiamo sempre, con una crescente tensione e una sensazione di insoddisfazione che ci mette a disagio?
E non parlo solo di cambiamenti nelle abitudini alimentari… ma di decisioni a tutti i livelli della nostra vita.
Vediamo quali sono i tre ostacoli principali e perché il tra dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare!
Lo facciamo in modo semplice e soprattutto pratico.
Fare il primo passo nella direzione giusta si dice che è “metà del cammino” perché è la singola azione più tosta da compiere.
Una volta presa, possiamo dire che si va in discesa.
Certo, potremo a volte rallentare, potremo avere delle battute di arresto o dei periodi in cui ci sembrerà di tornare indietro…
Ma quel giorno in cui abbiamo deciso di fare una cosa nuova, e lo abbiamo fatto davvero, resterà per sempre impresso nella nostra mente e, avendolo fatto una volta, sarà più semplice rifarlo, perché sapremo che è possibile!
Ma perché è così difficile buttarci?
Siamo lì sulla riva, a volte ci bagniamo addirittura le punte dei piedi, ma poi arretriamo e di tuffarci non se ne parla…
1. “Non è il momento giusto”
La prima storia che ci raccontiamo è che non è il momento giusto, che ci sono altre priorità e che sicuramente presto lo faremo.
Siamo proprio certi che presto o tardi lo faremo, ma poi vediamo tutte le incombenze quotidiane, il nostro tram tram, i mille impegni che abbiamo, il ritmo della nostra vita così intenso, e concludiamo che non è proprio il tempo giusto e ci diciamo che dobbiamo rimandare.
Lo sarà tra un po’, magari alla fine dell’estate o dell’inverno o molto prima, magari il prossimo mese…
Ci basta aggiustare due o tre cosette, far passare questa ricorrenza o questo impegno, domani o dopodomani lo faremo.
Il problema è che il momento giusto non arriva mai.
E non perché non vogliamo che arrivi ma perché il momento perfetto semplicemente non esiste!
E se lo aspetti, aspetterai per sempre.
Se chiedi lumi a chi fa le cose e raggiunge i suoi obiettivi, ti accorgerai che è una persona che un giorno lo ha fatto lo stesso, non perché è arrivato il momento giusto ma perché lo ha fatto nonostante non fosse il momento, cioè si è buttato ed ha inserito questa decisione all’interno della sua caotica vita ed in mezzo alle mille cose da fare.
E questo lo ha portato a fare 2 importanti scoperte:
- che un cambiamento di passo, una nuova abitudine, crea una pausa nel caos che, per assurdo e controintuitivamente, favorisce l’ordine, ci dona nuovi occhi per guardare le vecchie cose (che fanno la differenza) e nuova energia per affrontarle in modo diverso, non per forza migliore ma magari più funzionale. Cioè la decisione apparentemente folle ci porta dei regali inaspettati;
- che quello che temevamo di dover affrontare e gli effetti collaterali a cascata di questo cambio di abitudini in realtà non sono poi così terribili e sconvolgenti e che, alla prova dei fatti, avevamo semplicemente fatto tanto rumore per nulla!
2. La paura del nuovo
La seconda cosa che ci frena è la paura di perdere il conosciuto (anche se tossico) per uno sconosciuto che, se sulla carta sembra funzionare, all’atto pratico non lo conosciamo e ci mette il panico.
In definitiva è la vecchia storia: la paura del nuovo.
Ci hanno sempre raccontato a scuola e in famiglia che “chi lascia la vecchia via per la nuova, sa cosa lascia ma non sa cosa trova” e questo avvertimento è marchiato nel nostro cuore e nelle nostre cellule e ogni volta che occhi e mente si sentirebbero attratti per nuovi lidi e nuove possibilità, zac…
…c’è sempre una vocina interiore, sommessa ma persistente che, con il dito indice ben puntato, ci borbotta “Attento, ma dove vai! E se poi succede questo? E se poi non ti piace? E se poi è troppo duro? E se puoi, e se poi…“
Niente da fare, sul più bello la paura prevale e l’attaccamento al vecchio ci rassicura, ci toglie ansia.
Non fa niente se stiamo sopravvivendo e non vivendo, non fa niente se il cambiamento è veramente tutto ciò di cui avremmo bisogno, non fa niente se c’è una parte profonda ed autentica di noi stessi che ci dice che va fatto, la vocina è lì come un tarlo, come un catena che, se pur lunga, alla fine ci riporta sempre al capolinea.
Anche in questo caso se chiedi a chi ha fatto un cambiamento e una mattina ha preso la decisione e si è buttato, quello che ti racconterà è che per lui il profumo del nuovo è inebriante, è quel venticello fresco che finalmente ti risveglia anche se ti fa un po’ rabbrividire.
Che l’inaspettato, il nuovo e lo sconosciuto sono incredibilmente affascinanti proprio perché sai bene cosa lasci (la vecchia vita che ti ha portato esattamente dove sei e dove non ti piace essere).
E invece il nuovo può finalmente aprire a cose nuove e diverse.
Come puoi aspettarti che le cose migliorino e portino i risultati che tanto vorresti se poi in definitiva fai sempre le stesse cose?
Ricordati, nuovi risultati arrivano solo da nuove decisioni!
Se fai sempre le stesse cose, non puoi aspettarti risultati diversi!
3. La scarsa fiducia in noi stessi
Poi c’è la scarsa fiducia in noi stessi, quella poca stima che abbiamo quando ci guardiamo allo specchio e implacabili notiamo tutti i nostri difetti.
Tu sei così, è inutile che te la racconti e questo giudizio terribile che emerge quando siamo soli con noi stessi, ci spezza le gambe e ci fa mettere la testa sotto la sabbia.
Non saremo all’altezza, noi non ne siamo capaci, noi siamo quelli che si arrendono, che dicono sempre sì, che accettano anche l’inaccettabile…
Non sono gli altri, siamo noi a giudicarci e a condannarci!
E siamo noi a non permetterci di essere liberi.
Perché se siamo sbagliati non ce lo meritiamo e preferiamo lamentarci dei nostri difetti piuttosto che rimboccarci le maniche e darci la possibilità di provare.
Preferiamo invidiare chi cambia, piuttosto che essere noi a farlo; preferiamo restare al buio rassicurante, piuttosto che essere luce per noi e per gli altri.
E, anche in questo caso, se chiedi a chi ha preso una decisione se si sentiva all’altezza o pensava di farcela, ti racconterà che aveva una paura pazzesca ma che si è dato una possibilità proprio perché, guardandosi allo specchio, era stufo, ma veramente stufo e non ne poteva più di se stesso.
E così ha trasformato il senso di inadeguatezza e l’invidia nel più importante motore del cambiamento: se lo ha fatto lui, perché non posso farlo io?
Cosa ho io di meno e cosa ho in fondo da perdere?
Io posso essere il cambiamento che desidero!
Perché, se non parto da me, come posso pretendere o sognare che il mondo sia migliore?
Se non io chi?
E se non ora, quando?
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